“Regolare le convivenze? Fondamentale è che non ci siano oneri per lo Stato. Nessuno pensi di inserire la reversibilità delle pensioni. È questa la cartina di tornasole per capire se il dibattito degli ultimi giorni è legato a una sincera richiesta di diritti o a un semplice assalto alla diligenza del welfare”. Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a “Il Tempo”.
“C`è un assunto fondamentale. Il matrimonio è quello definito dalla Costituzione, l`unione di un uomo e una donna. In quanto tale, va considerato un bene pubblico ed è destinatario di protezioni speciali da parte dello Stato. Altro discorso sono le convivenze. Se due persone decidono di vivere insieme, creano un altro bene pubblico che lo Stato deve riconoscere. Sottolineo che non è necessario ci sia una dimensione sessuale, qui si parla anche, ad esempio, di due amici che decidono di vivere insieme”.
“Nei Di.Do.Re (Diritti e Doveri di Reciprocità dei conviventi, proposta di legge scritta da Brunetta nel 2008, ndr) elencavamo una serie di istituti che dovevano essere concessi ai conviventi. Il diritto di assistenza in caso di malattia o ricovero, la successione nei contratti di locazione e altro ancora. Aspetto fondamentale, senza oneri per lo Stato”.
Escludendo, quindi, le pensioni di reversibilità? “Assolutamente, perché la pensione di reversibilità è un istituto welferistico che tutela il matrimonio, l`unione tra un uomo e una donna, la famiglia costituzionalmente intesa. Questa tutela non riguarda le coppie o le unioni di fatto, ma solo le famiglie costruite nel tempo. Lo Stato, infatti, è molto vigile sui matrimoni di comodo, come quelli tra una persona anziana e la giovane badante. Infine, in un momento di scarsità di risorse, si entrerebbe in un regime concorrenziale tra i matrimoni e le unioni civili. Se concedo più risorse a un`unione non costituzionalmente prevista,devo toglierle al matrimonio”, conclude Brunetta.