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PIL: BRUNETTA, ITALIA RESTA FANALINO DI CODA, E L’ANNO PROSSIMO ANDRA’ PEGGIO

 

 

Dichiarazione dell’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia:

“Non riusciamo a capire, sinceramente, il motivo per cui il governo gioisca così tanto alla notizia che il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita del Pil italiano per quest’anno, dal momento che l’istituto di Washington ha anche previsto una nuova riduzione della crescita già a partire dall’anno prossimo e che nel suo rapporto scrive che per l’economia del nostro Paese ‘ci sono rischi significativi’, che ‘l’alto debito pubblico lascia l’Italia esposta a shock, con poco margine per rispondere al rischio di una correzione brusca e pro-ciclica’.

E ad ogni modo, anche dopo la pubblicazione del Fondo, l’Italia rimane il fanalino di coda tra i paesi europei, alle ultime posizioni per crescita e occupazione. Basti ricordare che gli altri Paesi Ue cresceranno mediamente ad un tasso superiore al 2%, ovvero al doppio del ritmo italiano.

Con un debito pubblico monstre come il nostro, in continuo aumento sotto gli ultimi governi di centro-sinistra e nonostante le mancate promesse di ridurlo da parte degli stessi, c’è poco da stare allegri.

Lo ‘shock’ del quale scrive l’Fmi è quello della prossima cessazione delle politiche monetarie favorevoli da parte della Banca centrale europea, delle quali l’Italia ha beneficiato in termini di bassissimo costo del denaro e acquisto di massa dei Btp. Una volta cessate quelle, ritorneranno ad aumentare i tassi di interesse e i rendimenti dei titoli di Stato, con effetti disastrosi sul debito pubblico.

Cosa che succede sempre quando un governo, anziché tagliare la spesa pubblica improduttiva e privatizzare il settore pubblico, fa manovre in deficit e si reca col cappello in mano a Bruxelles per chiedere ancora maggior ‘flessibilità’, che nella realtà significa altro deficit, facendo finta di non sapere che ogni euro di nuovo deficit si trasforma in un euro di nuovo debito.

Una spirale negativa generata dal fallimento delle politiche economiche del trio Gentiloni-Renzi-Padoan, che hanno sempre rimandato la soluzione dei problemi”.