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POLITICA ESTERA. Il caso serio della crisi con la Russia. Renzi a Newport per il vertice della Nato ha la carta giusta per un protagonismo italiano pacificatore: la mediazione di Berlusconi nello spirito di Pratica di Mare

 

 

 

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Da Pratica di Mare (maggio 2002) a  Newport (oggi). Due vertici della Nato che più diversi non si potrebbe.

Il primo, animato da Berlusconi, segnò il punto di massima vicinanza tra le potenze democratiche Usa, Ue, Russia (sì, anche la Russia lo è, e va detto, con tutte le cicatrici ovvie di settant’anni di totalitarismo e di centinaia di anni di regime feudale).

Quest’altro, in corso in queste ore, vede sul proprio orizzonte orientale le premesse di una alternativa comunque inaccettabile: o una guerra o un muro.

Venticinque anni dopo la caduta di quello di Berlino, un altro muro tra Est e Ovest?

Questa sì che sarebbe la “fine della storia”, per citare Fukuyama, ma nel senso contrario a quello sostenuto dal politologo di Harvard. Quella cioè della rinuncia al grande disegno di una nuova pace dove differenti culture e storie si incontrano per cancellare l’orrore delle tirannidi, fine della storia di una speranza che la capacità di carisma e di mediazione politica del Presidente Berlusconi avevano trasformato in accordi sottoscritti e firmati: una partnership strategica (strategica in senso etimologico, nel campo cioè delle guerre!) tra la Nato e la Russia.

Ora Renzi, che non è uno sciocco, prima di recarsi in Galles a questo vertice, con i galloni di Presidente dell’Unione Europea, ha compreso che la sua vera carta per un protagonismo italiano ed europeo non sono le grida di guerra di chi vuol piazzare un’armata Nato alle costole dell’Orso russo, e neanche la retorica della pace a tutti i costi.

Ma il far sapere che è a Newport portando con sé non solo il patrimonio di Pratica di Mare, ma anche la lungimiranza viva e presente di chi quel vertice elaborò e portò a successo, e ne ripropone oggi il metodo: cioè Silvio Berlusconi.

Questa è l’unica chiave in grado di aprire le porte di pietra che oggi impediscono un dialogo vero e serio con Mosca.

La carta dell’amicizia e della fiducia esistente oggi tra Italia e Russia, grazie ancora adesso, più che mai adesso, alla efficace capacità di ascolto e di proposta che è la cifra essenziale del rapporto tra Putin e Berlusconi.

Che non è un affare privato, ma personale: implica cioè tutte le dimensioni della persona, compresa la politica, cioè l’amore al proprio popolo e ai suoi interessi, in un ordine mondiale che rispetti i valori essenziali di libertà e sicurezza.

Qui sta il segreto niente affatto misterioso cui Renzi può attingere, e che sarà bene caratterizzi l’animus dell’Occidente se non vuole finire a pezzi, in tutti i sensi, con due guerre economiche e militari.

Molto meglio accettare un compromesso nobile con la Russia, evitando sanzioni suicide, e dirigere insieme con Mosca le forze per annientare militarmente l’Isis nei confini geografici nel Levante e nei suoi santuari in Occidente e dovunque si annidi.

Ricordiamo tutti il decennale della strage degli innocenti  di Beslan, allorché fu la Federazione Russa a pagare uno spaventoso prezzo al terrorismo islamico. C’è una alleanza da mettere insieme come contro il nazismo tra Ovest ed Est, con la differenza ottima che Stalin è morto, ed al massimo sopravvive in qualche anfratto comunista italiano.