Si apre oggi la 40esima edizione del Forum Ambrosetti, lo storico seminario economico internazionale di Cernobbio che si tiene ogni anno, a partire dal 1975, nella Villa D’Este sul Lago di Como.
Autentico laboratorio di idee, l’appuntamento ha sempre registrato la partecipazione di grandi capi di stato, ministri, premi Nobel, economisti e politologi tant’è che è da considerarsi “prassi istituzionale” la presenza del Presidente del Consiglio. Berlusconi, Prodi, Monti e Letta, solo per citare gli ultimi, hanno regolarmente presenziato all’evento. Un luogo dove s’impara. Matteo Renzi, invece, diserta.
“No, non andrò a Cernobbio”. Il perché è il risultato di un mero calcolo politico. Il Forum Ambrosetti non è La Leopolda, Cernobbio non è Firenze. Per Renzi si sarebbe trattato di una trasferta in un territorio non amico, con la presenza di quell’establishment che, a detta dello stesso Presidente del Consiglio, ha rovinato il Paese. “Togliamo l’Italia dalle mani di quelli che vanno nei salotti buoni”, va ripetendo il premier, ad intervalli più o meno regolari, dal suo insediamento. Non si tratta di salotti buoni o non buoni, si tratta di snobbare prestigiosi interlocutori.
Sono cittadini anche loro.
Ma Renzi, accecato dalla sete di consenso, è convinto che allontanarsi da ciò che lui considera “establishment che storce il naso” serva a mettere benzina nel serbatoio dei voti popolari. Il rapporto diretto con il popolo è condivisibile. L’ostentazione di questa dinamica alla ricerca dei voti è un esercizio politico che non paga in termini di benessere del Paese.
L’assenza del nostro Presidente del Consiglio al seminario di Cernobbio non solo è un grave errore, ma è soprattutto una grande occasione persa per imparare qualcosa.
Danilo Stancato
Twitter: @DaniloStancato