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POLITICA ESTERA. I cieli si chiudono sopra Mosca? Renzi si muova per impedirlo. Finora tace.

 

 

 pRATICA DI MARE 

I cieli si chiudono sopra Mosca. È la risposta che la Russia intende dare alle sanzioni quando esse da minaccia divenissero realtà. E questo è molto più di una prospettiva tetra per i nostri rapporti commerciali: è qualcosa che innalza un muro altissimo, invisibile, ma reale, realissimo tra l’Europa e un mondo vastissimo, che taglierebbe via uno dei due polmoni dal corpo unico del nostro continente.

La chiusura degli spazi aerei ci riporta alla crisi di Berlino, a Cuba. Con la differenza che allora si fronteggiavano l’Impero delle tenebre comunista (l’espressione non è enfatica, considerando il centinaio di milioni di morti causati dall’ideologia marx-leninista nel secolo scorso) e l’Alleanza Atlantica per la libertà. Era chiaro per noi da che parte stare, e le dure risposte occidentali erano necessarie e furono vincenti sul lungo periodo. Ma oggi? Oggi questo conflitto non ha senso, salvo una volontà egemonica statunitense sul mondo, a cui l’Europa non sa opporre che una fragilissima manifestazione di scontentezza, anche se si rende benissimo conto che non ci sono ideali in ballo, se non di facciata.

Intendiamoci. Le ragioni di Kiev vanno sostenute. I confini statuali sono sanciti da trattati. Il popolo ucraino non è materiale umano di serie B. Ci mancherebbe.

Il conflitto di identità storica e culturale tra la maggioranza che parla ucraino e la poderosa minoranza russa, che diventa maggioranza nell’Est,  non è stata inventata da Putin. Esige una mediazione e una attitudine al compromesso, che salvaguardi libertà e sicurezza di tutti. Per cui occorre anzitutto garantire il cessate il fuoco. E una seria trattativa che non calpesti le legittime istanze dei contendenti.

Di certo l’angoscia dichiarata da Berlusconi con sofferta consapevolezza non può venire scacciata dalla dimenticanza o dal silenzio.

La responsabilità dell’Italia è anzitutto di rispettare se stessa, la sua attitudine a essere un ponte di pace con la Russia. Tanto più ora che rapporti sereni e positivi con Mosca hanno dimostrato in questi anni di garantire un interscambio commerciale florido, flussi turistici e tranquillità energetica.

Tutto nasce da Pratica di Mare, che Berlusconi volle con tutte le sue forze creative, consentendo, nel 2002, una partnership strategica tra Nato e Federazione Russa. Si riparta da quel faro, lo si riaccenda per illuminare il presente. Esistono le condizioni storiche perché il Quirinale riconosca la necessità di restituire piena agibilità politica a chi consentì il realizzarsi di un abbraccio tra Bush e Putin.  Forza Renzi, non sederti tra le camicie bianche, lavora per la pace. Non permettere che i cieli si chiudano sopra Mosca e sopra le speranze di un avvenire pacifico e prospero per tutto il continente “dall’Atlantico agli Urali” (Giovanni Paolo II).