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GOVERNO. I giornaloni traducono il discorso dei 1000 giorni di Renzi in una formula finalmente chiara: o riforme o elezioni

 

 

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Confermiamo: aria fritta. Ma noi siamo gente ingenua. Prendiamo le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Camera e Senato per quello che sono. Sì sì, no no. Invece pare che rispetto a quanto hanno ascoltato i parlamentari e gli italiani in un’ora e mezza complessiva di parole, le affermazioni importanti, fossero nascoste, sotto traccia, comprensibili agli alchimisti del gergo politichese.

Ci vantiamo dell’ignoranza. Ma è anche un ben amaro risultato per chi si professa nuovo e diretto dover essere tradotto con i polverosi dizionari adoperati dai passionisti anni ‘70.

Ecco dunque che i titoli dei giornali riferiscono così quello che veramente è accaduto, e lo beviamo per rispetto della loro scienza come oro colato: “Renzi minaccia: se il Parlamento non approva le riforme subito, elezioni anticipate”. Altra mega-notizia: “Abrogherà l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori per decreto”.  Anche questa scelta forte i comuni cittadini in ascolto davanti a tivù, radio e internet non l’hanno colta. Eppure pare sia così o quasi così.

Se, come spergiurano gli analisti del renzismo, questo è il vero succo delle comunicazioni del premier, non ci coglie impreparati. Noi forniamo alcune risposte, e ci si scuserà se saremo chiari e diretti, ma Berlusconi ci ha insegnato così.

  1. 1.    Renzi minaccia chi? Non certo Forza Italia. Non siamo al governo, non siamo in maggioranza. Dunque si rivolge ai suoi sodali. Sa bene Renzi di avere a che fare con una resistenza fortissima a qualsiasi riforma che liberalizzi il mercato del lavoro, che cambi la giustizia in senso garantista e senza interferenze della magistratura e dei giornali che rispondono sempre sì ai desiderata delle Procure (questo, lo riconosciamo, Renzi l’ha proprio detto). Dunque sta dicendo questo Renzi, traducendo ulteriormente il sottotesto: cari compagni comunisti, il Paese ha bisogno di realizzare dei cambiamenti in senso liberale, altrimenti non ce la caviamo, la disoccupazione crescerà, l’Europa ci sfiducerà e con essa i mercati. Lo stesso capita se la magistratura affonda le nostre grandi aziende di valore strategico con inchieste che vogliono ucciderle per pura cattiveria (vedi Finmeccanica in passato, vedi ora Eni). O vi adeguate, o si va a votare, e vi sognate se pensate che vi ripresenterò.

  1. 2.    La nostra posizione è limpida e ci siamo già espressi nei giorni scorsi. Riteniamo le riforme del mercato del lavoro, ed in particolare dell’art.18, fondamentali così come quella fiscale e della pubblica amministrazione. Così come quella della giustizia nel senso dell’efficienza e del garantismo. Le offriamo gratis a Renzi. Se ne propone di uguali o simili, gliele votiamo. Se invece praticherà il meticciato ideologico, facendo leggi dove il contrappeso comunistoide affonda l’afflato liberale, diciamo di no, e anzi gridiamo che è meglio si vada a votare. Chiaro?

  1. 3.    Non è più il tempo del nì, dei compromessi sull’essenziale. Oggi occorre stare ben al di là dello steccato dello statalismo per salvare questo Paese. Ma Renzi è in grado di prendere questa distanza radicale dal conservatorismo degli apparati rossi? Di convincere alfieri e pedoni della Regina Camusso ad adeguarsi alle sue scelte? Ne dubitiamo assai, anzi lo escludiamo. Il grosso del gruppo parlamentare è stato scelto dal comunista (sia detto con il dovuto rispetto) Bersani, ed è organico al mondo delle coop rosse, della Cgil e delle public utilities (le vecchie municipalizzate), con interessi e posizioni ideologiche incompatibili con l’abrogazione dell’articolo 18 e il libero mercato. Per non parlare poi delle ampie aderenze dei parlamentari Pd con le famose e sempre giovani toghe rosse. La forza di queste pozze maleodoranti di giustizialismo manettaro si stanno esprimendo con la bocciatura inopinata di Violante come giudice costituzionale, per le sue posizioni sul tema, criticatissime degli ex colleghi magistrati.

  1. 4.    Sintesi. Renzi fa le riforme che chiediamo? Ci siamo, le votiamo. Saremmo indispensabili, viste le guerre intestine nel Pd. Questo gli porrà problemi politici. Non a noi. A noi interessa il bene dell’Italia, e l’urgenza ci impone di turarci il naso e di votare ciò che serve, a prescindere da chi lo propone. Vuole proporre l’ingresso di Forza Italia in maggioranza? Renzi sa bene quali sono le nostre priorità: prima l’economia e il lavoro, lasciamo perdere le questioni di legge elettorale e Senato, ci attorciglieremmo su questioni che oggi la gente sente futili rispetto al bisogno di pane, lavoro e sicurezza interna ed esterna. Non ci sta? Elezioni, nessuna parola siamo pronti a vincere.

  1. 5.    Uniti si vince. Il centrodestra – come detto molto bene dal Presidente Paolo Romani al Senato – condivide i valori essenziali, programmi e priorità. Abbiamo piena consapevolezza di essere, alla scuola e con la guida di Silvio Berlusconi, l’alternativa chiara e limpida alle confusioni ideologiche e all’aria fritta di Renzi. Nessuna paura di elezioni anticipate. Paura deve averla il Pd.