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EDITORIALE ECONOMICO Cinque semplici e amare verità che nessuno dice

 

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Con Renzi finalmente la tasse sono diminuite.

Falso! Con Renzi la pressione fiscale è aumentata. Secondo Bankitalia passerà dal 43,8% del 2013 al 44,1% nel 2014. Tutto per distribuire una mancia elettorale di 80 euro a 10 milioni di persone, a scapito di tutti i contribuenti italiani. Così come per tagliare l’Irap è stata aumentata la tassazione del risparmio delle famiglie e delle imprese. Una partita di giro. Anzi, di raggiro.

 

I fondamentali dell’economia italiana (debito, deficit, Pil, disoccupazione) con il governo Renzi sono tutti peggiorati.

Vero! Il debito pubblico, con 2.168,6 miliardi è al massimo storico. 99 miliardi di aumento del debito solo nei primi 7 mesi del 2014.

Sul deficit, meno di una settimana fa il Centro Studi Confindustria ha rivisto al ribasso le stime, collocando al 3%, cioè al limite, il rapporto deficit/Pil per il 2014. Ricordiamo che nel Def di aprile il governo prevedeva di chiudere il 2014 con un rapporto deficit/Pil al 2,6%.

Pil: l’Italia chiuderà con segno meno anche il 2014, e sarà l’unico paese del G7 ad essere ancora in recessione. Questo ovviamente comporta un effetto trascinamento anche sul 2015, che partirà, quindi, sotto i peggiori auspici.

La disoccupazione a luglio ha raggiunto il 12,6% e quella giovanile il 42,9%. Significa 3 milioni 220 mila disoccupati in Italia. Un milione in più dall’inizio della crisi. Ricordiamo che il 1° aprile 2014, in conferenza stampa da Londra, il presidente Renzi annunciava: “Vedrete nei prossimi mesi come il cambiamento nel mercato del lavoro porterà l’Italia a tornare sotto il 10% nel tasso di disoccupazione”.

 

La Tasi di Letta e Renzi  ha innalzato la tassazione della casa a livelli mai visti prima.

Vero! Il 16 ottobre si avvicina e gli italiani saranno chiamati a versare l’ennesima tassa. Solo pochi giorni fa, il 16 settembre, è stata pagata la Tari: la tassa sui rifiuti, e già dopo appena un mese ecco pronta un’altra scadenza: la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. La “mazzata” andrà oltre le peggiori previsioni: Renzi rischia di superare Monti. Il gettito da tassazione sulla prima casa può addirittura essere superiore all’Imu del 2012, e sfondare il muro dei 4 miliardi (ricordiamo che, grazie a Forza Italia, l’Imu sulla prima casa nel 2013 non è stata pagata). Considerando anche seconde e terze case, capannoni, ecc., il gettito supererà addirittura i 30 miliardi. Una patrimoniale bella e buona, che manderà in fumo le tredicesime: altro che ripresa dei consumi. Altro che 80 euro. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non scarichi la responsabilità sul suo sfortunato predecessore, Enrico Letta, perché l’ultimo aumento dell’aliquota, pari allo 0,8 per mille, è stato il primo atto proprio del governo Renzi. Con il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, riproporremo in ogni sede possibile gli emendamenti per sopprimere la Tasi sulla prima casa, e per attenuare la tassazione su ogni altro tipo di immobile. Come sempre, da una parte sola. Dalla parte degli italiani.

Renzi ha adempiuto la promessa di pagare i debiti della pubblica amministrazione alla data prevista.

Falso! Che di Renzi non ci si potesse fidare si è capito subito, quando il 24 febbraio 2014, nel suo discorso alle Camere per la fiducia, è partito in quarta impegnandosi a pagare tutti i debiti della PA; il 12 marzo 2014, in conferenza stampa, quantificava in 68 miliardi l’ammontare dei debiti residui e si poneva il termine massimo di luglio 2014; ma solo un giorno dopo, il 13 marzo, intervenendo in tv alla trasmissione Porta a Porta, già spostava avanti di 3 mesi, al 21 settembre, San Matteo, la deadline. A che punto siamo oggi? Sul sito del ministero dell’Economia e delle finanze l’aggiornamento promesso per il 21 settembre non è disponibile, e l’ultimo risale al 21 luglio. I debiti della Pa pagati ai creditori a quella data ammontano a 26,1 miliardi, di cui 22,8 miliardi liquidati dal governo Letta e solo 3,3 miliardi dal governo Renzi. Ne deriva che, stando agli ultimi dati disponibili, dei 68 miliardi promessi dal presidente del Consiglio nel suo discorso alle Camere per la fiducia, sono stati pagati solo 3,3 miliardi. Pari al 4,85%. Perché invece di arrampicarsi sugli specchi, il presidente Renzi non cerca di dare una prova di serietà, spiegando perché non riesce a pagare questi debiti (compito, invero, arduo)? Perché non ha l’umiltà di dire che non ce l’ha fatta e riproverà meglio nei prossimi mesi? Gli italiani lo capirebbero e lo apprezzerebbero di più.

 

L’abrogazione delle province comincia a dare i suoi frutti positivi.

Falso! Non ci sono risparmi, l’unica cosa che si è amputata è la democrazia. È un imbroglio clamoroso di Letta-Delrio-Renzi a danno della buona fede dei cittadini. In questi giorni infatti si stanno preparando, fuori da ogni controllo popolare, le elezioni di secondo grado per la composizione dei governi delle province. In sostanza, i sindaci e gli amministratori compongono delle liste dove sono prefissati vincitori e vinti, sulla base di accordi spesso indecenti.  È il degrado della politica a inguacchio istituzionalizzato.