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Brunetta: Debiti PA, “Tutte le incongruenze del governo,regna la confusione”

 

Brunetta g

 

 

“Tanto tuonò, che non piovve. All’alba delle 20.25 del 23 settembre, il Ministero dell’Economia e delle finanze ha finalmente aggiornato la pagina del suo sito relativa ai pagamenti dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni. Aggiornamento atteso per il 21 settembre. Due giorni di ritardo. Prima incongruenza: mancato rispetto delle scadenze.

Nei documenti pubblicati, il Mef sostiene, citando Banca d’Italia, che dei 90 miliardi di debiti delle Pa in essere al 31 dicembre 2012, “poco più della metà fosse esigibile, ossia presentasse un ritardo nei pagamenti rispetto agli accordi contrattuali”. Pertanto, secondo il Mef, i debiti da saldare ammontano complessivamente a circa 50 miliardi. Ci chiediamo allora perché il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, abbia fatto sempre riferimento alla cifra di 68 miliardi, che deriva, invero, dalla semplice sottrazione: 90 miliardi di debiti delle Pa in essere al 31 dicembre 2012 meno 22 miliardi pagati dai governi Monti e Letta alla data dell’insediamento di Matteo Renzi. Seconda incongruenza.

Sempre il Bollettino Economico della Banca d’Italia di aprile 2014, citato dal Mef, che, a dirla tutta, rinvia alla più recente Relazione annuale sul 2013, sempre della Banca d’Italia, del 30 maggio 2014, rileva che “nel corso del 2013 l’indebitamento commerciale complessivo delle Amministrazioni pubbliche è sceso da circa 90 a poco più di 75 miliardi”. Guarda caso all’incirca proprio quei 17,8 miliardi che dal sito del Mef risultano pagati tra il 6 agosto e il 29 novembre 2013. Ci chiediamo, quindi, perché il Mef fa riferimento, a seconda della convenienza, a 90 miliardi di debiti oppure a 50 miliardi. Terza incongruenza.

Nel comunicato del 23 settembre che accompagna la pubblicazione dei dati aggiornati, il Mef annuncia che “tra settembre e novembre dovrebbero essere richiesti da Regioni e Comuni e quindi erogati dal Tesoro circa 9 miliardi”. Ma se i debiti della Pa sono stati pagati tutti, come sostiene il presidente Renzi, perché tra settembre e novembre dovrebbero esserne liquidati degli altri? Quarta incongruenza.

Ancora nel comunicato del Mef si afferma che “La vera sfida del Governo è la riduzione generalizzata dei tempi medi di pagamento a 30 giorni”. Fantastico. Ma questo non riguarda l’impegno del premier relativo al pagamento di tutti i debiti scaduti, bensì il pagamento delle nuove forniture, quindi la direttiva europea che prevede l’obbligo per le Pa di pagare le imprese creditrici entro il termine massimo di 30 giorni, pena interessi di mora dell’8% più l’euribor, con riferimento alla quale, non dimentichiamo, lo scorso 18 giugno il governo italiano ha ricevuto una lettera di messa in mora da parte della Commissione europea. Quinta incongruenza.

Vogliamo essere, però, buoni, e perdonare tutte le cinque incongruenze rilevate. Accettiamo anche il ragionamento del Mef, secondo cui i debiti totali residui delle Pubbliche amministrazioni ammontano a 50 miliardi. Resta il fatto che ad oggi ne son stati pagati solo 31,3, di cui, come noto, 22,8 dai governi Monti e Letta. Ne deriva che l’intero ammontare non è stato saldato come da promessa del presidente Renzi: 31,3 miliardi su 50 miliardi rappresenta solo il 62,6%, e non il 100%. Inoltre, di quei 31,3 miliardi il governo Renzi ne ha pagati solo 8,5, pari al 27,16%. Numeri, non chiacchiere.

Una sola parola: confusione. Lo diciamo al ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, al Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, e soprattutto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Non è così che si governa un paese. Non è così che si dà conto ai cittadini e alle imprese italiane del proprio operato. Chiediamo più rispetto, e meno spocchia e arroganza. Chiediamo che su tutto questo il governo riferisca al Parlamento”.