Fintanto che nella politica italiana ci sarà in posizione dominante una formazione come il Partito democratico, il nostro sistema sarà lontano anni luce da essere al passo con le grandi democrazie occidentali. Il Pd si nutre delle sue stesse contraddizioni, un ircocervo onnivoro che ingloba chiunque si avvicini sistemandolo nel suo organismo che si gonfia e non fa nulla, pesando sull’Italia come un macigno sul petto.
È un dinosauro nella coda ma ha una testa giovanile.
L’affermazione della leadership di Matteo Renzi nel partito, ma a gruppo parlamentare invariato e scelto dai dinosauri, blocca qualsiasi intento riformatore. Lo stiamo verificando ogni giorno. Renzi per non spaccare il partito, non determinare scissioni, lancia in alto fuochi d’artificio, e in basso accarezza la palude conservatrice. Potrebbe mandarli a quel paese, i comunisti di Camera e Senato, e presentare riforme serie, le sole che servirebbero: ma per farlo avrebbe bisogno dei voti di Forza Italia, e non vuole che siano indispensabili.
Risultato: Renzi si è incartato. Noi non ne siamo contenti. Non siamo per il tanto-peggio-tanto-meglio. Siamo arci-preoccupati per l’Italia, siamo anche arrabbiati per questo indecisionismo deleterio di Renzi.
Il mostro a due teste deve tagliarne una per il bene suo e dell’Italia. Altro che Renzusconi, come dicono i cultori della banalità. La nostra posizione è limpida. Di lealtà ai patti e ai contenuti. Il problema è il Pd, con l’unione coniugale coattiva e infelice di Renzi e D’Alema, il Renzalema.
Renzi dice che ogni volta che lo critica la vecchia carampana che si trova in casa, cioè il citato D’Alema, cresce di un punto di consenso nei sondaggi, e crede di far ridere. Peccato che nel frattempo il Pil dell’Italia cali.
E noi diciamo che la colpa di questi fallimenti della politica economica di Renzi è il suo essere incapsulato in questo gioco divertente per lui forse, ma tragico, visti i risultati, per l’Italia.
Tradotto in pratica: Matteo controlla la direzione ma non le sue truppe in Parlamento e molto probabilmente non fa breccia nei cuori dell’elettorato storico del Pci-Pds-Ds-Pd, quelli delle feste dell’Unità, dello statalismo, dell’articolo 18 intoccabile, quelli che il sindacato prima di tutto, l’imprenditore è un ladro, il padrone è il nemico. Quella roba lì, esiste ancora, è il mondo degli interessi solidi e rossi delle Coop, delle partecipate comunali. È ben ancorato nelle sedi locali del Pd, in Emilia, in Toscana e nelle altre roccaforti del potere rosso. Le famose sezioni nelle quali campeggiano bandiere dell’Urss e foto ingiallite di Berlinguer.
La vera svolta della politica italiana dovrebbe essere, una volta per tutte, la soluzione a questo enigma. Qual è il vero Pd? Quello di Renzi o quello di D’Alema? Devono far chiarezza al loro interno e prendere una decisione. O di qua o di là. Il Renzalema fa male al Paese e fa male alla democrazia.
Il questo quadro assai buio la speranza arriva dal ruolo responsabile di Silvio Berlusconi. Il nostro Presidente sta portando avanti un’azione lineare e faticosa, tutta dalla parte degli italiani e dell’Italia.
Ma per svolgere in pienezza il suo ruolo è indispensabile che Berlusconi possa avere la stessa agibilità politica che hanno i suoi interlocutori. Il leader dell’opposizione non può giocare con un piede legato, non può e non deve essere limitato nella sua azione politica. Questo non è accettabile e non esiste in nessuna parte nel mondo occidentale.
Per far risalire l’Italia dall’abisso e per avere una democrazia realmente compiuta è necessario avere Berlusconi in campo, al cento per cento.
Federatore del centrodestra, bluetooth dei moderati, autorevole interlocutore per un governo incartato, inceppato, gonfio d’aria fritta e di rancori.
Forza Italia è stata in questi mesi coerente con gli impegni presi, e da parte nostra non ci saranno giravolte o retromarce (manovre tipiche dalle parti del Renzalema). Offriamo a Renzi la nostra triplice lealtà. A cui finora è corrisposta una triplice inettitudine, siamo certi non per cattiva volontà, ma perché il motore del Pd è ingrippato.
Renzi avrà la forza e l’umiltà per imporre il chiarimento all’interno del suo partito e per portare avanti, anche con l’opposizione responsabile, le riforme delle quali il Paese ha realmente bisogno? Lo speriamo, ma francamente, non ce ne voglia il premier, temiamo di no. Siamo buoni e leali, fessi no.
L’esperienza fatta in questi mesi ci ha mostrato in Renzi non il premier leale e affidabile, ma l’uomo dall’azzardo morale, l’uomo del comportamento opportunistico post-contrattuale. Colui che promette e prende impegni sapendo già di non poter rispettare le promesse fatte e gli impegni presi.
Renzi cambi verso, sciolga l’equivoco, e Forza Italia sarà pronta a dare una mano per il bene del Paese.