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Brunetta: Letta, “Se ci sei, dopo la Bce di ieri, cambia politica economica”

 

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“A forza di austerità l’Europa sta scivolando nel baratro della deflazione. Questa è la vera novità che emerge dalle ultime valutazioni della Commissione europea e dalle scelte appena compiute da Mario Draghi. Un dato che cambia radicalmente i termini della politica economica ed impone scelte del tutto diverse rispetto a quanto finora prodotto sia a livello nazionale sia comunitario. Sempre che non si voglia fare la fine del Giappone, prima della svolta rappresentata dalla “abeconomics”.

 

Non siamo di fronte al manifestarsi di “un insolito destino”. Negli ultimi dieci anni l’attivo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti tedesca è aumentato di quattro volte e mezzo, fino a raggiungere, nel 2013, il 7 per cento del PIL. Figlio della politica restrittiva seguita e del drenaggio di risorse dal resto dell’Europa, necessari per dar luogo a una sorta di politica neo-imperialista, segnata dal primato del capitale finanziario rispetto alle esigenze dell’economia reale di tutta l’Eurozona. Esportazioni di capitale soprattutto verso l’est, acquisto di imprese, delocalizzazione della produzione, attività speculativa delle grandi banche e delle società finanziarie: la Germania ha dato fondo a tutto l’armamentario che caratterizza una simile politica.

 

La responsabilità degli altri Governi europei è stata quella di assecondare questa politica, sordi alle critiche che provenivano dagli USA o dalle altre istituzioni internazionali. Facciamo, quindi, voti affinché il Presidente Letta non segua l’esempio di Mario Monti, ma dimostri gli attributi che dichiara di possedere in un sussulto di dignità nazionale per contribuire ad imporre i cambiamenti necessari. Non è chiedere molto. Basta seguire nel campo della politica economica ciò che Mario Draghi sta facendo in quella monetaria. Il taglio dei tassi d’interesse rischia di essere un’ultima spiaggia, se a quella scelta non corrisponderà un più generale cambiamento: a partire dalla legge di stabilità in discussione in Parlamento, il cui minimalismo mal si concilia con la drammaticità dei problemi che la deflazione lascia intravvedere”.