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GOVERNO. La limpidezza del nostro confronto, il caos del Pd. Gli specchietti di Renzi per catturare le allodole rosse

 

Renzi

Tra noi e loro c’è una differenza di struttura del metallo e di qualità delle acque. Lasciando perdere l’acciaio, il Pdl/Forza Italia è oro, il Pd è latta. Da noi si va alle sorgenti, da loro si inquina. Si analizzi la questione. Tra noi oggi si registra una fase di vitalità drammatica, condita di durezza dialettica. C’è un punto chiaro e coralmente affermato: la leadership di Berlusconi. Sull’economia, con l’abbandono della politica del rigore cieco, la volontà di tagliare invece che di tassare, la concordia è totale.

 

Sulla giustizia: da Cicchitto a Verdini, per coprire l’arco di tutto il partito, non c’è la minima screpolatura. Soprattutto sulla vergogna delle sentenze contro il leader dei moderati e l’abominio di una decadenza dichiarata sulla base di una retroattività. La differenza sta nelle condizioni per continuare questa esperienza di larghe intese. Ci sono ancora le larghe intese, se non si accettassero le nostre idee fondanti sulla Legge di Stabilità? Che stabilità è se non muove le forze positive della rinascita italiana? Ci sono ancora, e dunque si sta in una maggioranza dove una testa mangia l’altra (e per la precisione la vittima siamo noi e il nostro leader)? Non sono questioni da poco. Ma sono l’essenza della politica, sono pensate nel segno del rispetto degli italiani e della loro sicurezza economica e democratica. La scommessa è trovare una unità dentro la differenza di temperamenti e di accenti.

 

Siamo seri, noialtri. Non giriamo la faccia del garantismo per il comodo nostro. Per esempio, nessuno ha messo in discussione la scelta di dare fiducia alla Cancellieri, senza di cui non è che cade un ministro, va giù Letta. Il Partito democratico è un partito che non c’è, salvo la vitalità dimostrata nell’arte della frode democratica. Non lo diciamo noi, se lo dicono tra loro. La stabilità è messa in questione da questa immoralità riconosciuta e persino timbrata dalla decisione del segretario Epifani, il quale ha bloccato le iscrizioni sancendo il principio che chi ha rubato ha rubato, ma adesso mettiamo i sigilli. Una specie di furba sanatoria.

Non riconoscono un leader. Se ne sta affacciando uno, dato per vincente sicuro: Matteo Renzi, ovvio. Cui anche Santoro e Travaglio, che fingono di maltrattarlo, poi stendono il tappeto rosso per l’uscita trionfale accompagnata dalla loro benedizione. La tecnica di Renzi per raccogliere il consenso è la totale indeterminatezza di contenuti. I valori che predica sono esito di furto con scasso dal nostro tesoro di esperienza e di leadership berlusconiana. Il merito, la solidarietà con chi resta indietro, l’efficienza della macchina statale, la rivendicazione di una politica nuova, il ripudio dei carrozzoni, privatizzazioni. Non c’entrano niente con la storia che rappresenta. E allora che fa? Usa lo specchietto per catturare le allodole rosse: demagogia sulle pensioni (dimenticando che innalzare le minime a livello di dignità fu atto politico di Berlusconi), accusa al centrodestra di stare con gli evasori. Sfiducia alla Cancellieri, costi pure la caduta di Letta. E superspecchietto per le allodole: via Berlusconi, decaduto, sepolto. Intanto si attaccano al carro del vincitore sicuro vecchi arnesi, con lotte feroci per poltrone presenti e future. Uno schifo.

Santoro Renzi

 

Chi procurerà caos al Paese? Noi o il Pd? La nostra linea è chiara e rispettosa delle regole democratiche: patto sulle questioni decisive, altrimenti si vota. Il Pd? Non si sa nulla salvo la confusione e la determinazione a occupare tutto. Per far fare che cosa non è dato sapere, basta che comandino loro.

Si sa però che se, per caso? La votazione sulla Cancellieri fosse dopo l’8 dicembre, giorno in cui Renzi si insedierà, lui fa votare contro, e cade tutto, e si farà bello pure con la questione morale. Ma forse no, perché magari convincono la Cancellieri a dimettersi prima. Sulla stabilità? Si capisce che non gli piace Saccomanni e che ha altre idee, ma non le dice. E allora? Che si fa? Caos, caos, nebbia, buio.

 

Questo sono loro, il Pd che non c’è, salvo la fame di potere e la protervia nel volere eliminare il proprio alleato attuale e prossimo competitore, Silvio Berlusconi.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 08 novembre 2013”