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In Italia trionfa l’astensionismo. La disaffezione e la mancanza di fiducia nella politica dilagano. Ma per Matteo Renzi è un problema secondario

 

Renzi

L’importante non è vincere, ma partecipare” diceva Pierre De Coubertin. Ma Matteo Renzi ha asfaltato pure lui. Niente da fare con il nostro Presidente del Consiglio, nessuno scampa, neanche chi, da un pezzo, è passato a miglior vita.

L’importante per Renzi è proprio vincere, in ogni sede, in qualunque modo. E non cambia niente se a partecipare sia solo il 38,8% degli aventi diritto o poco più del 43% come, rispettivamente, in Emilia-Romagna ed in Calabria alle recenti amministrative.

L’astensionismo? Problema secondario”. La frase menefreghista non è stata pronunciata da qualcuno poco avvezzo alla politica e alla vita del nostro Paese, ma proprio dal nostro premier, a margine di una vittoria tra i perdenti, potremmo definirla. Di fronte ai dati allarmanti delle recenti amministrative, ha fatto spallucce e, anzi,  ostentato spavalderia e cantato vittoria, invasato da un ego smisurato che gli impedisce di leggere ed interpretare i segnali che i cittadini stanno tentando di far arrivare a chi li governa.

L’astensionismo record alle urne è sintomo di un Paese ferito, “malato”. E’ la disaffezione totale alla politica.

Che siano pochi a votare o nessuno al premier non interessa. Potere chiama potere e, da quando è nel ballo, il nostro Presidente balla, canta e suona. Il vertice dell’esecutivo Renzi l’ha raggiunto  “a tavolino”, senza legittimazione popolare, ma a lui va benissimo così.

La fuga di massa dalla politica, soprattutto in una regione storicamente democrat come l’Emilia-Romagna, è una fuga di massa dallo stesso Pd e da Renzi stesso, nonostante una netta vittoria sulle altre compagini politiche. Il candidato di sinistra, Stefano Bonaccini, ha vinto con il 49% dei votanti. Tradotto in soldoni è un governatore scelto da meno del 20% degli elettori emiliani.Una vittoria di Pirro.

Renzi fa finta di non capire e si cela dietro la sua proverbiale retorica. ‘Sti cavoli, ho vinto. Questo sembra voler dire con le sue dichiarazioni ed i suoi tweet. Un illuminante articolo di Daniela Ranieri, apparso qualche giorno fa sul Fatto Quotidiano, dal titolo: “Il chiacchierone non vuole chiacchiere (dagli altri)”, descrive molto dettagliatamente il fenomeno Renzi. Eccone uno stralcio significativo: 

“Il premier che ha preso tanti voti per diventarlo quanti Monti e Letta (nessuno) – scrive la Ranieri – ama le curve spericolate della logica e gli ossimori spacca cervella, sul tipo di ‘il cavallo nero di Napoleone era bianco’ e ‘sono fedele a quel cornuto di mio marito’. ‘Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare’ ha twittato dopo la vittoria del Pd in Calabria… ‘Chiacchierano’ i sindacati, Landini, i professoroni, gli editorialisti, quelli che non cacciano 1000 euro per cenare con lui, i feticisti dell’art.18, la minoranza del Pd e in sostanza tutti quelli che dissentono da lui. Come Lorenzo, Matteo il Magnifico si sa costantemente sotto attacco, soggetto a congiure, complotti, manovre per fargli perdere velocità. Ma non demorde, anzi. E’ un sacrificio, una quotidiana offerta di sé tributata al futuro e premiata dai risultati. Ogni flessione – prosegue la Ranieri -, ogni apparente recessione, è una tappa verso la gloria… Che la gente che ha smesso di andare a votare non siano burocrati ma quel popolo che la sinistra amava e sosteneva, e che alle calcagna  del vincitore frema il candidato leghista, sono dettagli noiosi. ‘2-0 netto’, twitta Matteo come se avesse 7 anni e non quasi 40, mentre si auto-seleziona una classe di über-votanti ottimisti, patriottici, depurata dai gufi che hanno avuto il buon gusto di restare a casa”.

Renzi in sostanza non dice niente, ma lo dice bene.

“Renzi è abile nelle forzature linguistiche, – riprende Daniela Ranieri – rintontisce con le metafore, da quelle calcistiche a quelle telefonistiche (il gettone nell’iPhone) per dissociarsi da una realtà sgradevole. Inventa tagliole lessicali per creare fittizie coppie di opposti e imporre a chi ascolta una scelta: siete con chi fa o con chi blatera?Per la speranza o la paura?Per il cambiamento o la conservazione?Tutte opposizioni senza senso, essendo falso l’assunto principale, ovvero che lui rappresenti sempre il primo dei termini della dicotomia. E’ un trucco oratorio da dilettanti, noto a tutti i capipopolo”.

E da dilettanti è la gestione della crisi che sta facendo a pezzi l’Italia. Ma a Renzi, per ora, basta occupare tutto, a qualsiasi prezzo. Si accontenterebbe di vincere le elezioni anche con “testa o croce”. Così non è più democrazia. Così non si può andare avanti. Aridatece De Coubertin! 

Danilo Stancato

Twitter: DaniloStancato