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BERLUSCONI. Chiarezza, moralità, unità. Il resto è perfetta ipocrisia

 

 BERLUSCONI

Perché ci sono tanti problemi tra noi? Non si capisce. È tutto così chiaro, semplice, lineare. Fingere di non afferrare il senso di quello che sta accadendo è perfetta ipocrisia. L’intervista di Silvio Berlusconi all’ ”Huffington Post” non cambia scenario e nemmeno la trama del film. Accende i riflettori sul delitto che si sta consumando. Non solo Berlusconi, protagonista del film e vittima del delitto politico del secolo, intende resistere, e questo era indubitabile, data la sua tempra. Ma non ci sta a benedire chi è pronto a continuare come niente fosse ad essere alleato e collaboratore di chi ha armato il plotone di esecuzione della decadenza.

Il centro della questione quale sarebbe in due parole? Ma come? C’è bisogno di dirlo? Non si collabora, non si può collaborare con chi sta organizzando, e si vanta pure, l’assassinio politico del tuo leader, che è anche in fondo qualcosa di più per noi: è il pater familias, direbbero i latini, attribuendo a questo termine un carattere affettivo ma anche giuridico.

 

Non è solo una faccenda di onore, che pure ha il suo peso; e neanche è appena un fatto di offesa alla propria famiglia politica, amputata del suo leader. La questione coincide con la nostra responsabilità morale e politica dinanzi al Paese e al mondo. Infatti, come possiamo lasciare i cittadini italiani e il futuro dei nostri figli in mano a chi non ha esitato un attimo a sacrificare le ragioni del diritto e della democrazia? Come potremmo con buona coscienza collaborare, e dunque garantire i nostri elettori, della buona fede democratica dei nostri alleati, proprio mentre l’evidenza urla il contrario?

 BERLUSCONI

Ovvio. Non dimentichiamo i doveri verso chi ci ha dato la sua fiducia con il voto. Per questo continuiamo a batterci per una Legge di Stabilità che non demolisca le architravi del patto con i nostri elettori (meno tasse sulla casa, difesa di famiglie e imprese). Non siamo ciechi dinanzi alle controindicazioni propagandistiche di un nostro no, né siamo insensibili al valore della stabilità. Ma non possiamo dare il consenso a una stabilità che comporta tra le sue clausole non negoziabili l’omicidio politico del nostro leader e con esso un colpo mortale alla democrazia. Sarebbe, anzi è completamente sciocco porre la questione della nostra unità, mettendo l’”affaire” della decadenza di Berlusconi tra i dati acquisiti serenamente, e che non modificano la necessità storica delle larghe intese. Questo disegno storico di pacificazione nazionale e di risposta all’emergenza economica e sociale ha per autore proprio colui che adesso si vuole destituire dalla sua dignità, consegnandolo all’onta politica di un voto di condanna.

 

Impossibile tenere separato il giudizio sul buon governo e sulla sua durata dalla considerazione dell’intera realtà che rientra nella sfera della politica. E la decadenza lo è. La democrazia lo è. La possibilità di evitare una patente stortura del diritto con l’applicazione della Severino in senso retroattivo, lo è. E se si sceglie contro il diritto, contro la democrazia, un governo non è buono ma pessimo. Come si fa nel frattempo a dichiararsi pronti a porgere la mano al boia mentre ancora non ha finito il suo feroce lavoro?

 

Speriamo ancora che il buon senso, l’affetto, persino il tornaconto spingano all’ unità. Con Berlusconi. Non a prescindere da Berlusconi. Altrimenti è perfetta ipocrisia.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA “IL MATTINALE – 11 novembre 2013”