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Epifani scarica Renzi. Ora è Letta il nuovo che avanza

 

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“Non bisogna definire il Pd solo in negativo, è un grande partito”. No, non si tratta di una battuta. Quella che avete appena letto è una delle affermazioni rilasciate ieri da Guglielmo Epifani, intervistato da Maria Latella a SkyTg24. Sarà, ma della presunta “grandezza” del Pd se ne sono accorti in pochi, visti i brogli e le irregolarità che hanno caratterizzato i congressi locali.

Mentre a Largo del Nazareno sono ancora in stato confusionale, ad intorbidire le tanto agitate acque democratiche ci ha pensato proprio il segretario pro tempore, che con una mossa tattica degna di far invidia anche ai più esperti prestigiatori, ha rottamato in un sol colpo sia Matteo Renzi che le stesse primarie.

Ha infatti spiegato Epifani che il nuovo segretario sarà automaticamente il prossimo candidato premier in caso di elezioni. Fin qui tutto liscio. Ma c’è un “ma”. Epifani infatti ha aggiunto che anche altri potranno partecipare alla corsa per la Presidenza del Consiglio. Il pensiero è andato subito ad Enrico Letta, che già sta scaldando i motori per restare in maniera stabile e duratura nel posto in cui si trova.

Al netto delle varie smentite del caso, che fanno comunque parte del gioco, stupisce il fatto che Matteo Renzi sia stato affossato da uno dei suoi più accaniti sostenitori degli ultimi mesi, il segretario del suo partito Epifani. Ma anche in questo caso non c’è da meravigliarsi poi tanto: nel Pd, appena emerge un leader – o presunto tale … – fanno a gara per affossarlo, nella convinzione che la democrazia interna mal si concili con qualsiasi presenza carismatica.

Oltre a penalizzare Renzi, le affermazioni di Epifani finiscono per creare confusione nella già smarrita base del Pd, disgustata dalla pessima prova che il partito ha dato a livello locale.

Viene da chiedersi se dietro le parole dell’attuale segretario non vi sia piuttosto un disegno occulto, magari architettato da un luogotenente del calibro di Massimo D’Alema. Il suo candidato Gianni Cuperlo dovrebbe – in questi casi il condizionale è d’obbligo – aver vinto a livello locale, risultato che non sarebbe in grado di bissare su scala nazionale vista l’avanzata di Renzi.

Insomma nel Pd è ancora guerra tra bande: pur di mantenere le posizioni di potere (e acquisirne di nuove) sono disposti a tutto, anche a sconvolgere le regole a partita iniziata.

Alla faccia dei militanti e della fiducia che essi ripongono nei dirigenti e nei maggiorenti di partito.

 

Angelica Stramazzi

TW @AngieStramazzi