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Cortei e proteste, torna in piazza il popolo dei no

 

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Ormai è chiaro. L’austerità – soprattutto se somministrata in dosi eccesive – può nuocere gravemente alla salute. All’economia e al sistema finanziario di uno stato nazione. L’Europa ha imposto ai suoi satelliti cure da cavallo, incurante del fatto che di solo rigore e tenuta dei conti non si vive. Al più si deperisce, ci si rassegna alla stagnazione.

Crollano i consumi, si riducono le vendite: le persone non hanno più fiducia, smarriscono l’orizzonte del futuro. Alcuni baldanzosi però resistono, almeno nella protesta. E’ il popolo dei no, dei rifiuti aprioristici, degli status mentali preconfezionati. E’ gente che contrasta il progresso pur essendo immersa nel progresso. Accecati dall’odio nei confronti di chi prova a fare impresa, questi signori distruggono tutto ciò che trovano lungo il loro cammino: nulla ha senso di fronte alla loro sete di distruzione. Travolgono capannoni, stabilimenti, sedi di imprese e aziende, per consacrarsi al principio dell’anarchia. Sono macchine da guerra: riducono a brandelli ciò che trovano, comprese le speranze e i sogni di quegli imprenditori cui neutralizzano intere fabbriche.

I tafferugli di Ancona, dove 200 militanti dei centri sociali delle Marche, di Prc, Pdci, Sel, No Tav e anarchici del Fai hanno dato vita nelle ultime ore ad un corteo contro le politiche attuate dal governo Letta, ricordano i fatti del G8 di Genova. Cambia lo scenario ma la sostanza resta la stessa. Le forze dell’ordine si ritrovano a dover fare da spartiacque tra chi vuole avanzare e chi invece prova a far rispettare la legge. E se fino a qualche anno fa il nemico giurato dei manifestanti di ogni genere era l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi, con il premier Letta non va meglio.

Il responsabile (sulla carta) delle larghe intese, giunto nel capoluogo marchigiano con alcuni ministri in occasione del vertice Italia – Serbia, viene accolto da striscioni che condannano i licenziamenti, gli sfratti, la precarietà; gli chiedono di porre fine all’austerità. E’ vero: il Paese ha bisogno di vitamine, il periodo degli antibiotici deve chiudersi. Ma non ha granché senso inneggiare alla crescita se poi si respingono al mittente proposte di sviluppo e modernizzazione: la linea alta velocità Torino – Lione costituisce un valido esempio; tuttavia sono anni che comitati ad hoc ne contestano l’eventuale realizzazione. C’è chi preferisce la protesta alla proposta, non possiamo farci niente. C’è chi prova a costruire e chi invece agisce per demolire. Senza criterio, senza alcun giudizio.

 

Angelica Stramazzi

TW @AngieStramazzi