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Saccomanni o si scusa o se ne va. Quella di Cetona non è una gaffe ma un fatto politico

 

Saccomanni

 

 

 

 

Un giorno, due giorni, e non succede nulla. Non una smentita, una scusa, un distinguo. Zero. Silenzio assenso. Questo è un fatto politico. Parliamo delle volgarità e dei giudizi rancorosi e di compiaciuto disprezzo espressi e condivisi su Silvio Berlusconi da un ministro di primissima fila del governo Letta. Sulla carta non sarebbe neppure un avversario: Saccomanni è stato incluso in squadra come tecnico, su indicazione pare del presidente Giorgio Napolitano.

Sconcerta anche il silenzio di Letta, il fatto che non abbia chiesto – a quanto risulta – a Saccomanni di prendere le distanze, di spiegare che non era lui, o se c’era dormiva. Una scusa, almeno una scusa. Niente. A questo punto, non resta a noi che chiedere o una ritrattazione convincente o dimissioni.

Scrive un lettore a “Libero”: “Desidero raccontarvi brevemente, con molta amarezza, quanto mi è accaduto. Sabato 9.11.2013 ero a pranzo in un ristorante in Toscana. Accanto al tavolo dove ero seduto con mia moglie, si sono accomodati il ministro Saccomanni, sua moglie ed altre due coppie di loro amici, anch’essi noti. Molto rumorosi, poco discreti è dire poco. Eravamo a pranzo avanzato, quindi per una buona mezz’ora ci siamo dovuti sorbire i loro commenti sulla compagna di Berlusconi e mogli di vari altri politici, tutte le colpe del Pdl e menate varie; il tutto a voce alta e senza discrezione alcuna. Il top è stato quando uno dei suoi amici, a voce alta dice: ‘Che bello vedere che a Berlusconi gli stanno facendo un culo come una capanna’, e giù risate compiaciute da parte degli altri cinque. Inutile commentare”.

“Libero” verifica. Altri particolari emergono, testimoniati da una persona che non è affatto un origliatore o un signore indiscreto, ma è stato investito letteralmente dalle contumelie espresse da una personalità politica di assoluto rilievo e dai suoi commensali in un luogo pubblico. Non poteva piegarsi alla legge omertosa della complicità tra vip.

Siamo infatti in un ristorante di Cetona, località in provincia di Siena frequentata da gente d’alto rango. Berlusconi, si apprende, viene evocato dai commensali come “il nano”.

Al centro della conversazione soprattutto le amicizie femminili del Cavaliere e dei politici in genere. In particolare, la “compagna di Berlusconi”, che “non spiccica una parola, non è in grado di mettere una parola dietro l’altra”.

Chi scrive la lettera non è il tipo che si attizza per poco o che inventa. Proprio non può fare a meno di testimoniare pubblicamente il grave disagio. Il titolo dato da quel signore alla lettera è: “Lettera di stupore e indignazione”.

Sia chiaro. Non si tratta di fare da eco a pettegolezzi. Ma di prendere atto che esiste una disistima assoluta verso il leader della maggioranza che sostiene il governo e questo da parte di un ministro che guida il dicastero di maggior peso, com’è quello dell’economia. Il tutto con una inqualificabile volgarità incompatibile con il rispetto minimo che si deve al decoro del proprio ruolo istituzionale, quale è indicato dall’articolo 54 della Costituzione (“disciplina e onore”).

Detto questo chiediamo, e lo domandiamo formalmente, anche con una interrogazione a firma del capogruppo Brunetta, se il ministro confermi o no quanto è accaduto e se il presidente Letta intenda trarne le conseguenze chiedendone le dimissioni, che sarebbero l’unico passo a cui il decoro lo obbligherebbe.

Conosciamo l’obiezione. Ci diranno: con tutti i problemi che abbiamo, trasferite su un piano di rilievo istituzionale una offesa privata… Balle.

Oggi la crisi che coinvolge la maggioranza di governo ha due dimensioni. La prima è sui contenuti dell’economia, vedi Legge di stabilità, che a tutt’oggi è pessima. La seconda è connessa alla volontà di estromettere Berlusconi dalla politica, non per ragioni di diritto, ma contro il diritto, a causa di un rancore sordo e di un disprezzo quasi razziale verso di lui e i suoi elettori.

Come si fa a non vedere in quelle ridanciane boriosità contro la persona di Berlusconi e la sua famiglia, la radice di questa situazione di guerra civile fredda, che proprio il governo di larghe intese dovrebbe (avrebbe dovuto…) far finire intraprendendo un processo di pacificazione nazionale.

Con Saccomanni non si può.

 

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