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MARO’. 3 anni e 3 governi dopo

 

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15 febbraio 2012 – 9 febbraio 2015. La vicenda dei marò sta per compiere 3 anni. 36 mesi di errori da dilettanti allo sbaraglio. Una “stagionatura” che avremmo dovuto evitare a tutti i costi e che invece rischia di proseguire fino a data imprecisata. 

 

 

3 governi dopo siamo più o meno al punto di partenza, anzi, la situazione appare sempre più critica a causa delle tensioni accumulate in tutti questi mesi tra i governi di Italia e India. Ripercorriamo brevemente le tappe di questa pagina nera della storia recente italiana, partendo dall’ultima dichiarazione rilasciata dall’attuale presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi:

 

 

“E’ stato fatto un terribile pasticcio con errori grossolani”. Riconoscere gli errori, si dice, è il primo passo per risolvere i problemi. E sul fatto che il nostro Paese abbia avuto un approccio completamente sbagliato su una questione così delicata è innegabile. Come del resto è innegabile constatare che l’attuale premier sia coprotagonista di questo percorso costellato di passi falsi da parte del nostro governo.

 

 

L’odissea dei 2 fucilieri del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, inizia il 15 febbraio 2012. 

 

 

Al largo delle coste del Kerala due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco a bordo della loro barca. Vengono accusati di omicidio i due maro’ italiani in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che dichiarano di aver sparato in aria come avvertimento, perché minacciati dall’imbarcazione dei 2 pescatori, in procinto di abbordare l’Enrica Lexie e soprattutto in acque internazionali a sud dell’India.

 

 

Il 19 febbraio le autorità indiane invitano l’imbarcazione con a bordo i 2 fucilieri italiani ad attraccare al porto.  Appena scesi, però, i militari vengono arrestati dalla polizia indiana con l’accusa di omicidio. E’ l’inizio di una crisi diplomatica tra Italia e India che per 2 anni non esclude, da parte della giurisdizione indiana, l’applicazione del “Sua Act”, la legge antiterrorismo che prevedeva addirittura la pena di morte per i nostri marò. Dopo 2 anni di trattative l’applicazione del Sua Act viene esclusa. E’ passato un altro anno, ma la soluzione del caso appare estremamente lontana. Al di là della complessità della vicenda, la scarsa caratura internazionale dell’Italia e l’instabilità politica del nostro Paese dal 2011 in poi, hanno contribuito ad ingarbugliare la vicenda.

 

 

Ben tre sono stati i Presidenti del Consiglio che si sono alternati a Palazzo Chigi: Monti, Letta e Renzi. A tutti e 3 è sfuggito l’obiettivo minimo:  riportare a casa i due fucilieri della Marina. In 3 anni, una serie interminabile di gaffe.

 

 

20 aprile 2012. Governo Monti.

 

 

Viene raggiunto un accordo extragiudiziale con gli eredi legali delle famiglie dei due pescatori uccisi: l’Italia paga una compensazione dieci milioni di rupie (142 000 euro) per ognuna delle due vittime e gli eredi accettano di ritirare incondizionatamente ogni pretesa o accusa verso i fuciliari di Marina. 30 aprile 2012. La Corte Suprema indiana definisce illegali gli accordi economici, raggiunti dall’Italia con le famiglie delle vittime, e li considera alla stregua di un mezzo alternativo per aggirare il sistema giudiziario indiano con il denaro.

 

 

Terzi

 

 

Il 20 dicembre 2012 i marò rientrano in permesso “natalizio” in Italia, poi il 4 gennaio 2013 vengono rispediti in India. Il 22 febbraio 2013 i 2 fucilieri rientrano in Italia per le elezioni politiche, con la promessa di ripartire appena onorato il diritto al voto. L’11 marzo il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, annuncia a nome del governo, che Latorre e Girone non faranno ritorno in India. Gli attriti tra i 2 Paesi si acuiscono e il 18 marzo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere più l’immunità diplomatica all’ambasciatore Daniele Mancini e gli vieta di lasciare l’India. Il 21 marzo il governo Monti decide di rispedire i nostri militari a Nuova Delhi.  Il 26 marzo il ministro degli Esteri Giulio Terzi si dimette annuncia le dimissioni in Parlamento, in polemica con la decisione del governo di rimandare i marò in India. L’incompetenza del governo Monti lascia spazio all’inadeguatezza del governo Letta che in 10 mesi non ottiene nessun risultato tangibile e continui rinvii dalla Corte Suprema indiana.  

 

 

Nel 2014, al di là della promessa di riconsegnare al più presto i marines italiani alle rispettive famiglie, il governo Renzi, appena insediatosi, palesa ancora la sua irrilevanza nei rapporti di forza internazionali.  Il 4 marzo 2014, dopo un incontro a Roma tra il ministro della Difesa Roberta Pinotti, l’ambasciatore italiano a Nuova Dehli, Daniele Mancini, e il presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre, il governo Renzi vira sull’istituzione di un Tribunale internazionale e sul disconoscimento della giurisdizione indiana sul caso. Il 24 aprile 2014 il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, annuncia il ritorno a Nuova Delhi dell’ambasciatore Daniele Mancini e la costituzione di una commissione di esperti con carattere giuridico per lo scambio di punti di vista italo-indiano sul caso dei marò. Seguono mesi di discutibile passività del nostro governo a cui si aggiungono i problemi di salute di Massimiliano Latorre, che rientra in Italia per curarsi. Il 16 dicembre 2014 ennesimo schiaffo al governo italiano: la Suprema Corte indiana rifiuta le richieste, inoltrate il giorno precedente, di Latorre, di poter restare in Italia altri due mesi per perfezionare le cure, e di Girone, di poter tornare in Italia per trascorrere le vacanze natalizie in famiglia.

 

 Latorre Massimiliano (4th L in uniform) and Salvatore Girone (4th R in uniform, with beard), members of the navy security team of Napoli registered Italian merchant vessel Enrica Lexie, are taken for interrogation by the Indian police in the southern Indian city of Kochi February 19, 2012. Two fishermen were killed when a navy security team on an Italian merchant vessel opened fire on a boat it mistook for pirates at sea off the coast of Kerala, officials said on Thursday. A case of murder has been registered against the crew, said a senior official at Neendakara Coastal police station, where surviving fishermen sought help. REUTERS/Stringer (INDIA - Tags: MILITARY CRIME LAW)

Pochi giorni dopo, il 22 dicembre 2014, l’apice dell’assurdità di questa vicenda: al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, viene negato il permesso di sorvolo nello spazio aereo indiano. Il ministro, infatti, in Afghanistan per gli auguri di Natale al contingente italiano, sarebbe voluta andare anche da Girone. Gli indiani risposero di no. L’ira del ministro Pinotti, che sconta colpe non solo sue, fa da debole sfondo ai risultati ottenuti dai tentativi dell’Italia di trovare una soluzione diplomatica con l’India.

 

 

Il 14 gennaio 2015  la Corte Suprema indiana concede una proroga di 3 mesi al permesso concesso a Latorre per motivi di salute. Poi, di nuovo silenzio. Il futuro dei nostri 2 militari appare più incerto ora rispetto a 3 anni fa. L’impressione è che la soluzione è ancora lontana. 

 

 

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato®