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PREMIO GRINZANE CAVOUR. Le rivelazioni di Giuliano Soria, ex patron del Premio, riscrivono la storia di quegli anni. Ipocrisia e perbenismo dilaganti? Attendiamo conferme o smentite

 

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GIULIANO SORIA

 

 

 

Ricordate Giuliano Soria, lo scrittore e letterato italiano fondatore del prestigioso Premio Grinzane Cavour? Nel 2009 fu coinvolto in un clamoroso scandalo per malversazione di finanziamenti pubblici e maltrattamenti ad un suo giovane domestico ed arrestato dalla Guardia di Finanza il 12 marzo del 2009. Condannato in prima istanza a più di 14 anni di reclusione, ha rilasciato una dichiarazione spontanea sulle vicende ed i protagonisti degli anni d’oro del Premio, proprio al processo d’appello in corso in questi giorni. Per anni il presidente della famosa associazione culturale aveva mantenuto l’assoluto riserbo su fatti, nomi e dinamiche degli anni in cui si susseguivano a ripetizione gli eventi patrocinati dal Premio Grinzane. Improvvisamente, però, ha deciso di  vuotare il sacco. E ciò che c’è dentro, in attesa di verificare la veridicità delle dichiarazioni rese, è roba che scotta. 

 

 

 

Soria ha lanciato accuse pesantissime, con tanto di nomi e cognomi: “Il Grinzane dipendeva dai politici” ha rivelato Soria. “La Bresso (Mercedes, ex presidente della Regione Piemonte), lo usava per le sue attività. Il vero attore dei contributi regionali era Roberto Moisio (l’ex capo di gabinetto proprio della giunta Bresso,) e gli accordi venivano presi tra me, Bresso e Moisio. Se Bresso era chiamata ‘la zarina’, Moisio era il suo Richelieu. Ho aiutato anche l’assessore Giampiero Leo” ha proseguito l’ex patron. Tutti in nero. Alfieri (ex assessore alla Cultura del Comune di Torino) per conto di Chiamparino (ex sindaco di Torino, che ha replicato subito, smentendo qualsiasi rapporto finanziario con Soria) e direttamente due volte Chiamparino. Poi c’eraTuretta (esponente della Sovrintendenza dei Beni culturali). E per la Rai c’era Perera. E il patetico Alain Elkann: 13.000 euro per lui, per la moglie e i figli, tutti a New York”.

 

 

 

Un autentico vucano. Lo scandalo del Grinzane è stato da sempre avvolto da un alone di mistero. Si sapeva, ma non si diceva. Si conoscevano le malefatte, ma non i malfattori. Ora il mosaico pare ricomposto e il risultato è lo sgomento di addetti ai lavori e non. Noi, come sempre, siamo garantisti e in attesa delle dovute verifiche, non esprimiamo giudizi affrettati. Ma è chiaro che se le accuse si rivelassero fondate, la situazione potrebbe rivelarsi estremamente delicata perché i finanziamenti che il Soria utilizzava per gli eventi dell’associazione culturale provenivano in gran parte da enti pubblici, in primis dalla stessa Regione Piemonte.

 

 

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CORRADO AUGIAS

 

 

L’ex patron ha fatto anche i nomi di attori e personaggi noti della tv: “Anche gli attori venivano pagati in nero. Mi dicevano:‘O ci paghi in nero o costiamo il triplo’”. Tra i nomi citati: Michele Placido, Giancarlo Giannini, Eleonora Giorgi, Charlotte Rampling e Corrado Augias. Già proprio il presentatore tv e scrittore, nonché moralista e moralizzatore di lunga data. Secondo Soria proprio Augias “Era il più vorace, era addirittura assillante sui pagamenti in nero, sfiorando l’indecenza”.

 

La risposta del diretto interessato non ha tardato ad arrivare: “Capisco l’amarezza di Giuliano Soria per la sua vita sconvolta e per quella del premio Grinzane da lui fondato. Non mi spiego perché Soria mi includa nel novero di coloro che lo ‘sfruttavano’ definendomi per di più ‘vorace’, ‘indecente’. Ricordo che anni fa […] ebbe parole di così grande apprezzamento e simpatia da spingersi a offrire a mia moglie Daniela Pasti di lavorare per lui. È vero che le 3 o 4 prestazioni – richiestemi da Soria – sono state pagate come rimborso spese a forfait e, una volta, sotto forma di premio letterario. Di tutte le somme guadagnate, con lui e con qualsiasi altro datore di lavoro, ho sempre dato conto al fisco come dimostra la certificazione dell’Agenzia delle Entrate”.

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Scavando nel passato, ricordiamo di Augias l’abitudine a farsi pagare cene e aperitivi nei 35 incontri avuti negli anni ’60, in piena guerra fredda, con un agente dei servizi segreti cecoslovacchi, a cui consegnò documentazione varia, tra cui l’organigramma della Rai e con l’aiuto proprio della moglie, figlia di un ammiraglio,  un delicato elenco telefonico della Marina.

 

 

 

E non finisce qui. Come ricorda Francesco Borgonovo su “Libero”, il volume “Disputa di Dio e dintorni” scritto a 4 mani da Augias e Vito Mancuso, dall’alto riscontro in termine di vendite, fu accusato di clamoroso plagio su segnalazione di un attento lettore: la pagina 246 del volume di Augias era identica alla pagina 14 del libro “La creazione” del biologo Edward Osborne Wilson. All’epoca il noto conduttore ribattè: “Mi sono avvalso oltre che di convincimenti e riflessioni personali, di numerose testimonianze, citando la fonte ogni volta che è stato possibile”. Un copia e incolla, insomma, detto con parole un po’ più nobili. Fa strano vedere associata l’immagine di Corrado Augias a situazioni del genere? Non tanto.

 

 

Ci dà quell’idea evangelica di sepolcro imbiancato, che sembra pensato sulla sua misura.

 

 

Chiude Borgonovo su Libero: “Tra l’altro, c’è da notare che quel libro (“Disputa su Dio e dintorni”) era pubblicato da Mondadori. Cioè la casa editrice di Silvio Berlusconi. E Augias, come noto, non è un grande fan del leader di Forza Italia. La sua lunga attività giornalistica lo dimostra: basta leggere la rubrica delle lettere che tiene su Repubblica, dove si dà arie da gran moralizzatore. Resta celebre una sua intemerata contro Marina Berlusconi, a cui Augias rimproverava di aver preso le difese del padre sul caso Ruby. L’integerrimo Corrado sostenne che la “sdegnata Marina Berlusconi” avrebbe dovuto rendersi conto del “livello morale di suo padre” e fare “qualcosa, in privato per salvarlo da una così penosa vecchiaia”. Probabilmente, la famiglia Berlusconi non risultava così penosa ad Augias quando gli versava gli anticipi dei libri. Eppure sono numerose le interviste in cui il caro Corrado si è esibito in sermoni contro Silvio. Per esempio quella concessa a Daria Bignardi in cui disse che “in Italia non c’è spazio per un cavaliere condannato per frode fiscale. La revoca del titolo è sacrosanta”. Ora, al di là dei convincimenti politici, le parole di Augias sono inequivocabili. Ora, però, è lui stesso al centro di una vicenda potenzialmente distruttiva. E anche lui si fregia del titolo di cavaliere. Se le accuse di Giuliano Soria si rivelassero fondate, cosa succederà? Scenderà anche lui da cavallo?

Vedremo. 

 

 

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato