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JOBS (SINDACAL) ACT. I nuovi decreti legislativi prevedono “l’assunzione” remunerata degli stessi sindacati per il ricollocamento dei disoccupati

 

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E’ arrivato marzo, è arrivato il Jobs Act. Se marzo è pazzarello, il Jobs Act non scherza. Entreranno in vigore subito le novità contenute nei decreti attuativi per i nuovi contratti di lavoro e l’opzione di anticipo del Tfr in busta paga. Siamo ansiosi di vedere presto l’impatto (speriamo positivo) di questa riforma, a detta di chi l’ha realizzata, rivoluzionaria.

 

 

Tra le novità più importanti, spicca la riqualificazione del ruolo dei sindacati. La nuova struttura del rapporto tra rappresentanze dei lavoratori e Stato è una vecchia massima della tradizione italiana: io faccio un favore a te, tu fai un favore a me. I nuovi decreti della riforma prevedono infatti l’ingaggio degli stessi sindacati per il ricollocamento dei disoccupati.

 

 Disoccupazione

 

 

Una nuova configurazione, quindi, per le rappresentanze dei lavoratori, che diventano delle vere e proprie agenzie di collocamento, “stipendiate” dallo Stato per operare nel mercato del lavoro e piazzare i disoccupati.

 

 

Ogni disoccupato piazzato permette l’accesso ad un premio, calcolato in base alla qualifica del futuro lavoratore: un lavoratore specializzato può fruttare  “solo” 950 euro, un lavoratore meno qualificato quasi 2500 euro, fino ad un massimo di 6000 euro per i casi più difficili. Unica condizione è che l’impiego rispetti la nuova tipologia di contratto a tutele crescenti.

 

 Jobs Act 3

Un’operazione dai risvolti prettamente politici. Un tentativo di coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori, volenti o nolenti, nell’impianto della riforma. Con conseguenze abbastanza bislacche: pensiamo, per esempio, alla Cgil, da sempre contraria al Jobs Act, che non potrebbe mai accettare, in nome della coerenza, una proposta del genere, e rimarrebbe così tagliata fuori dal meccanismo dei benefici elargiti dallo Stato e, molto probabilmente, penalizzata in termini di iscritti ed agevolazioni rispetto alle altre confederazioni aderenti.

 

 

Operatori profit e no profit inseriti in un calderone unico con fine ultimo il business.

 

 

Siamo molto perplessi, E come noi le stesse rappresentanze dei lavoratori, sia per la proposta in sé, sia per la prospettiva di operare in regime di concorrenza.

 Jobs Act

 

Facciamo nostro il pensiero di Luigi Petteni, segretario confederale della Cisl: “Non accetterei mai di guadagnare ricollocando un lavoratore”. Ben detto. 

 

 

Staremo a vedere.

 

 

 

 

“Marzo pazzarello esce il sole e prendi l’ombrello. Jobs Act e indennizzo, guarda il Tfr e mettilo al pizzo”.

 

 Danilo Stancato

 

 Twitter: @DaniloStancato®