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Grillo e Renzi: pensioni d’oro e facce di bronzo

 

Grillo e Renzi

 

 

 

Pensioni d’oro e facce di bronzo. Potremmo riassumere così l’ennesima ondata di demagogia che sta investendo il tormentone delle pensioni d’oro, capeggiata questa volta dal duo Renzi – Grillo , sempre in sintonia quando si tratta di cavalcare battaglie vuote, di senso e di contenuti.

Renzi

Per l’aspirante segretario del Pd il tema delle pensioni rappresenta un pilastro del suo politichese, ma sono sufficienti poche puntualizzazioni per abbatterlo. Renzi vorrebbe ricavare i soldi per il cuneo fiscale decurtando le pensioni d’oro: in sostanza assommare 4 miliardi di euro , tagliando le 540 pensioni d’oro che costano in tutto 178 milioni. Il ragionamento è presto ‘liquidato’ , anche perché il salvagente ipotizzato è quello relativo all’ intervento al ribasso sulle pensioni di reversibilità, il cui importo medio è di 565 euro…

grillo

Per il leader del M5s la chiave è quella di considerare d’oro pensioni che superino i 3500 euro netti mensili, e di sforbiciare qua e là per togliere ai ricchi e dare ai poveri. Ma se il principio della redistribuzione del reddito è condivisibile, non lo è l’idea di percepire la pensione come una gratifica eccessiva, trattandosi di un diritto maturato col versamento di contributi, in osservanza del ‘contratto’ stipulato con l’Inps a suo tempo. Semmai bisognerebbe ridiscutere il meccanismo delle baby pensioni o delle pensioni erogate a chi non ha versato sufficienti contributi.

Il problema è ben più complesso e non può essere risolto a colpi di slogan elettorali. Per anni si è detto che l’occupazione sarebbe cresciuta progressivamente e che i nuovi occupati sarebbero stati in grado di pagare i vecchi che si congedavano dal lavoro. La situazione attuale registra un tasso di natalità ai minimi storici e una disoccupazione ai massimi.

 

 

Non può essere una stupida caccia alle streghe la soluzione a tutti i problemi.

 

Danilo Stancato

 

Twitter: @DaniloStancato