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Dichiarazione di voto del Presidente Renato Brunetta sulla legge elettorale

 

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Mi permetta signora presidente di rivolgere innanzitutto un pensiero di gratitudine al popolo di Milano per la sua resistenza democratica ai delinquenti che hanno cercato di sfregiare la città e una giornata, quella dell’inaugurazione dell’Expo, gloriosa per l’intero nostro Paese. Grazie ancora al popolo di Milano.

Venendo più alle miserie di questa giornata invece, signora presidente, il nostro voto sull’Italicum è un no espresso con totale convinzione, perché coincide con un sì alla democrazia, soprattutto alla democrazia parlamentare.

Elenco qui di seguito in maniera molto secca e molto netta  le ragioni di questo no a questa legge elettorale, nel modo più semplice e più chiaro.

1. Diciamo No, perché questa Legge, che ci troviamo a votare, è una truffa.

Altro che la Legge truffa di De Gasperi!

Allora De Gasperi propose un premio di maggioranza che si aggiungeva ad un 50% raggiunto da una coalizione.

Questa Legge, che il Partito democratico e la sua corona di piccoli satelliti affetti da sindrome di Stoccolma – vero amico Lupi? – ci propina oggi, è studiata per consentire a un partito, che nei Suoi calcoli, confidiamo sbagliati, dovrebbe essere sicuramente il Pd, di prendersi il 55% dei seggi, magari avendo ottenuto solo il 25% dei voti.

2. Diciamo No, perché questa Legge è pensata per determinare un regime monopartitico.

Non certo per promuovere un bipolarismo, e neppure un bipartitismo, ma un sistema ove è reso impossibile il formarsi di una solida opposizione.

La soglia bassissima del 3%, concepita “pour cause” in un momento storico di frammentazione nel centrodestra, è voluta per prefigurare una sorta di regime da Ddr di Honecker.

Un partito unico, un monocratismo, e un pulviscolo attorno.

3. Diciamo No, perché la ratio di questa Legge non è la governabilità, altro che sapere la sera delle votazioni chi ha vinto e chi ha perso, ma l’autoritarismo di un uomo solo al comando, vero presidente della Camera? La frase non è mia.

Basta, infatti, applicare onestà intellettuale, per capire che il capo del partito oggi di gran lunga egemone potrebbe grazie a questa legge operare una pulizia etnica che gli assicurerebbe il dominio completo in ogni ambito democratico, a partire dal suo partito, dentro la Camera, dentro al Senato, nella Corte Costituzionale.

4. Diciamo No, perché questa Legge, in combinato disposto con la riforma costituzionale che la accompagna, assegna un potere senza alcun contrappeso a chi comanda il partito che vince le elezioni.

5. Diciamo No all’Italicum, perché è incostituzionale in quanto nega il principio di uguaglianza, in particolare nelle regioni Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.

6. Diciamo No all’Italicum, perché è l’esito di un azzardo morale da parte Sua, Signor presidente del Consiglio che non c’è, che prima ha garantito e poi tradito un processo di formazione della legge ancorato a modifiche condivise e ad ampie maggioranze che assorbissero il vulnus della sentenza della Corte Costituzionale. Ricordiamo ancora i 148 parlamentari figli del premio di maggioranza dichiarati incostituzionali e che ancora per il numero di 130 siedono nelle file del partito democratico, a partire dal ministro Boschi.

7. Diciamo No, con forza, a questa Legge, perché è stata imposta a viva forza al Parlamento, nel totale disprezzo delle sue prerogative e della sua dignità. A colpi di maggioranza, a colpi di fiducia. Altro che la fiducia, amico Lupi, perché avevamo chiesto il voto segreto. Il voto segreto è a tutela delle opposizioni, non si può limitare la tutela delle opposizioni, i diritti delle opposizioni.

E perché si applica a una sola delle due Camere di questo Parlamento, guarda caso proprio quella – questa – che non potuto toccare palla nella definizione della Legge che la riguarda. Questa legge è stata modificata dal Senato, che dovrebbe essere cancellato, e che cambia la natura della legge elettorale che si applica alla Camera. Assurdo, signora presidente.

8. Diciamo No a una Legge che ha camminato sulle gambe di una fiducia estorta anzitutto ai membri del partito di maggioranza, sulla base di un ricatto morale.

Qualcuno potrebbe obiettare: affari interni di un altro partito.

Il fatto è che quel partito e la sua direzione sono ormai sostitutivi del Parlamento, del dibattito democratico dell’intero paese.

E se avviene questo quando siamo a bicameralismo e parlamentarismo ancora vigenti, che accadrà a Italicum in vigore?

9. Diciamo No a questa Legge in nome del principio di precauzione, perché è rifiutata in larga maggioranza dagli italiani, ed è davvero disprezzo del sentire del popolo italiano, rifiutare un ascolto serio dell’opinione pubblica.

10. Diciamo No a questa Legge, perché somiglia in modo per noi pauroso ai disegni di dominio, ai suoi disegni di dominio, Signor presidente del Consiglio, alla Sua bulimia di potere, alla Sua mancanza di rispetto per chiunque dissenta da Lei, sempre e immediatamente catalogato come fosse un oggetto da rottamare. No, signor presidente del Consiglio, le sue parole di ieri a Bologna assomigliavano molto, troppo, a frasi che abbiamo sentito nel ventennio, nel ventennio fascista.

Noi siamo dell’idea che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, grazie alla sua competenza di costituzionalista, grazie al fatto che ha contribuito a bocciare il premio di maggioranza del Porcellum, siamo certi che il presidente della Repubblica Mattarella rinvierà questa Legge alle Camere per manifesta incostituzionalità.

Ci sarà comunque la Corte costituzionale, che verificando la congruenza di questa legge rispetto alla propria sentenza non potrà fare altro che rilevarne la manifesta incostituzionalità anche alla luce di quello che sta succedendo al Senato, che potrebbe succedere al Senato nelle modifiche ulteriori nella riforma del bicameralismo paritario.

Resta l’evidenza della Sua prepotenza, Signor presidente del Consiglio che non c’è, della sua incapacità di ascoltare il Parlamento, della sua violenza a questa Assemblea, della sua violenza alla democrazia nel nostro Paese.

L’Italia, questo nostro popolo, non merita tutto questo. Non merita tutta questa violenza.

No, signor presidente del Consiglio che non c’è. No, no, no a questa infame legge elettorale.