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EDITORIALE DEL REFERENDUM – Contro chi briga, abroghiamo l’Italicum! Chiave di volta anche per il futuro prossimo di Forza Italia

 

iTALICUM

L

’ITALICUM C’È. Se lo firma Mattarella è promulgato, e allora dovremmo tenercelo per forza? Neanche per sogno.

 

 

REFERENDUM!

I motivi per cui questa legge elettorale non dovrebbe esistere a Costituzione vigente, li ha elencati con rigore il Presidente dei deputati di Forza Italia nella dichiarazione di voto alla Camera, Renato Brunetta.

Ad adiuvandum, riferiamo anche le ragioni stringenti fornite da Gianfranco Pasquino, politologo di rango, sul “Sole 24 Ore”.

Perciò siccome esiste, cancelliamolo, per la salute e la libertà non solo della nostra, ma delle prossime generazioni.

Adesso, subito, si tratta di riconsegnare la sovranità al corpo elettorale, e la Costituzione indica la strada maestra. Dice l’articolo 75: “E’ indetto un referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”.

Bisogna fare in fretta. Questa maledetta legge elettorale truffaldina  sarà in vigore, in caso di elezioni e di approvazione della Costituzione renziana, da luglio dell’anno prossimo. Occorre fare prima.

 

La via giusta è quella semplice.

ABROGAZIONE DELL’ITALICUM. Resterebbe in piedi il Consultellum, che comunque è ancora in vigore, il quale essendo stato elaborato dalla medesima Corte costituzionale, almeno è di sicura aderenza alla nostra Carta fondamentale.

Si tratta immediatamente di COSTITUIRE UN COMITATO PROMOTORE.

Non abbiamo nessuna voglia di fare calcoli politici e di annusare quelli che si metteranno da questa parte: è la parte della legalità repubblicana e della democrazia occidentale, in questo momento va bene ancora il vecchio Mao a cui non interessava il colore del gatto ma che acchiappasse il topo.

E l’Italicum è un ostacolo così grave al libero corso di una sana governabilità, ancorata alla certezza di libertà e di pluralismo reale, che i distinguo oggi ci paiono una forma di inciucio postumo, persino patetico.

E’ una vittoria di Matteo Pirro.

C’è anche un altro modo convergente con il referendum per renderla passeggera e far scendere Renzi dal cavallo di una storia dittatoriale.

Si tratta di rendere plastica ed effettiva l’assenza di una vera maggioranza renziana  a Palazzo Madama.  Basterebbe sbalzarlo di sella bocciandogli la sua nuova Costituzione che di fatto demolisce il Senato.

A questo punto l’Italicum, pensato per una sola Camera, defungerebbe da sé. Ma conosciamo la capacità ricattatoria e sudamericanamente compradora del Giglio Magico.

La strada limpida e maestra è allora quella del referendum.

IL REFERENDUM CONTRO L’ITALICUM, se affrontato con la potenza espressiva e carismatica di Silvio Berlusconi, può essere più grande della semplice occasione per abrogare una pessima legge.

 

Diventerà la straordinaria opportunità di una rinascita basata su cose, atti, piazze, proposte, firme, passione.

Per altri referendum:

 

–         che spezzino le ossa a una burocrazia che ingessa la voglia di  prosperità del Paese, ridando fiato alle libere professioni;

–         che consentano di concretizzare la nostra voglia di giustizia,  riprendendo il filo dei referendum radicali su intercettazioni, custodia cautelare, separazione delle carriere;

–         che contrastino le riforme fasulle di un Parlamento incostituzionale.

 

A noi pare che questa battaglia così limpida del referendum debba tradursi subito nella grande occasione per ricostituire il nocciolo incandescente di una Forza Italia propulsiva e modernizzatrice.

Una mobilitazione sul tema della legge elettorale è imprescindibile per un movimento come il nostro la cui ragione sociale è la libertà.

Ma da lì può riaccendersi ben di più.

A breve termine il forgiare Forza Italia con l’impronta di movimento-partito referendario darebbe lo slancio nel medio e lungo periodo per selezionare una classe dirigente periferica e centrale eccellente per il Partito repubblicano, gente forgiata nella battaglia e nella vicinanza al popolo elettore, saldando la distanza che ancora esiste tra politica e il popolo che si è stancato anche di noi.