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EDITORIALE/1 – RENZI IN UN MARE DI GUAI PRIMARIE PD E CONFLITTO DI INTERESSI . Proposta di trasparenza

 

STRISCIONE - 11 maggio 2015 (Blu)

N

on avendo nulla, ma proprio nulla di serio da proporre agli italiani per tirare fuori il nostro Paese e il nostro popolo dalla crisi che li impoverisce da troppi anni, cos’hanno pensato RenziBoschiPadoan? Il tesoretto non c’è più. Non c’era neppure prima, a dire il vero, ma ora è proprio stato risucchiato di brutto dalla sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il congelamento della indicizzazione delle pensioni sopra una certa cifra. E allora che fanno?

Il lavoro di Padoan è quello di mettere un pensionato contro l’altro. Discriminare questo, e premiare quest’altro,  con l’obiettivo di garantirsi una base sociale sicura, alla maniera degli 80 euro.

Ma non è questa la vera iniziativa politica . Oltre che la decimazione dei pensionati per selezionare quelli degni della sua mancia, sottraendosi alla sentenza della Corte costituzionale, che fa Renzi? Usa il cannone della demagogia, grande arma di distrazione di massa, peccato che si ribalterà contro il signor Premier!

Infatti è la volta del conflitto di interessi. Lo ha sollevato sulla prima pagina del “Corriere della Sera” la ministra delle Riforme Boschi, come grande mossa renziana mentre il mondo è in fiamme. La nostra risposta è quella di Bossi a De Mita durante il mitico “Porta a porta” del 7 maggio 1996: Renzi ci attacchi? “Tàches al tram”, attaccati al tram!

Renzi attacca e  come al solito adopera annunci sleali e senza corpo che sono la base del suo repertorio.

Gli abbiamo già replicato, dicendo: facciamolo davvero! Il caso Renzi-Carrai con affitto accluso, quello Boschi-Banca Popolare dell’Etruria non sono mai stati chiariti e meriterebbero una Commissione d’inchiesta.

Giorgia Meloni nell’intervento che pubblichiamo indica con efficacia tutte le storture che andrebbero raddrizzate nei comportamenti osceni di questo governo, sol che ci fosse la decenza.

Ma, detto questo, ora il gioco ci piace. E dunque: a un brigante un brigante e mezzo. Con la differenza che il nostro brigante e mezzo, ha ragione mille volte, ed è terribilmente più motivato di quello fiorentino che ha provato ad aggredire il centrodestra, e in particolare Berlusconi, per nascondere le rapine che in questi quindici mesi ha fatto quanto a democrazia, a denari delle famiglie succhiati con l’idrovora delle tasse sulla casa.

A questi furti del patrimonio del ceto medio l’anno prossimo si aggiungerà, se Renzi-Padoan non applicheranno le nostre ricette che gli regaliamo volentieri (vedi altri capitoli del “Mattinale”) l’aumento dell’Iva.

Certo, questo è il versante dell’economia. Ma tutto si tiene. Da inguaribili nostalgici della democrazia crediamo che per applicare le nostre ricette occorra vincere le elezioni.

E occorre perciò trasparenza e limpidezza nei suoi meccanismi e che tutti siano alla pari. Non accade così con l’Italicum, e ce la vedremo coi referendum. Ma occorre impedire che i meccanismi oscuri imposti all’Italia dal duo Napolitano-Renzi si consolidino come precedenti della Costituzione materiale del nostro Paese, per il comodo marcio del Partito democratico e dei suoi funamboli delle preferenze interne, comprate e vendute, scambiate e taroccate alle primarie.

Le primarie appunto! Attengono anch’esse al conflitto di interessi. Il quale nel Pd è molto più invasivo di quanto si creda. Infetta la democrazia in quanto tale. Ed è il nesso storicamente sperimentato oggi tra l’essere proiettato da una competizione privata al vertice del governo, senza che tutto questo sia esaminato da alcun organismo esterno e certificato.

Dunque stiamo approntando una proposta molto seria, che sarebbe comodo ma sbagliato trattarla da pura provocazione. I partiti infatti sono citati dalla Costituzione. Sono uno strumento per la democrazia, non sono previsti come l’orda invasiva di Gengis Renzi Khan. Le loro elezioni interne non possono essere sostitutive del suffragio universale.

Invece è quanto accaduto con la scelta del vincitore delle primarie democrat: Renzi non ha avuto bisogno di essere candidato e votato per diventare premier, ma è bastato l’esito delle elezioni precedenti, con un altro programma e altri nomi e altro contesto storico, per intronizzarlo. E’ passato da candidato a premier senza passare da elezioni a suffragio universale.

Ovvio che la Costituzione oggi come oggi consente al Capo dello Stato di scegliere come Presidente del Consiglio chiunque, anche suo zio, purché abbia il voto del parlamento. Ma è altrettanto ovvio che non può essere un meccanismo privato e incontrollato a condizionare e dettare le scelte del Presidente della Repubblica.

Per questo chiediamo una Commissione di inchiesta sulle primarie che hanno consentito a Renzi di essere dov’è, e soprattutto hanno dannato l’Italia a essere dove non ha scelto di essere.