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SBARCHI. La risposta dell’Unione europea all’emergenza è una presa in giro, ed è stimolo alle partenze. Più seria quella dell’ Onu, sostenuta ora anche dalla Nato. Purché si faccia in fretta

 

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Circola un eccessivo ottimismo in questi giorni per la nuova proposta dell’Unione europea sull’emergenza immigrazione. La soluzione prospettata si basa sul principio del “dovere dell’accoglienza”. Un principio teoricamente condivisibile, meno il meccanismo che dovrebbe attivarlo.

Domani è previsto il vaglio e la successiva approvazione da parte della Commissione europea di una ‘Agenda per l’immigrazione’ capace per stilare un sistema di quote obbligatorio per gli Stati membri dell’Ue, basato su equa partecipazione di tutti gli Stati al meccanismo di redistribuzione dei richiedenti asilo.

Questa redistribuzione adotterà i criteri messi sul piatto il 20 aprile scorso, durante il vertice congiunto dei ministri degli Esteri e dell’Interno dell’Unione europea in Lussemburgo, quando fu presentata una lista di iniziative per rafforzare le operazioni Triton e Poseidon nel Mediterraneo. Criteri pensati e mai attuati, come da recente tradizione europea sull’emergenza immigrazione.

Il processo redistributivo, quindi, terrà conto del Pil, della densità della popolazione, del tasso di disoccupazione, degli stranieri già residenti e del numero dei richiedenti asilo già presenti sul territorio di ogni singolo Stato membro.

Il tutto ‘centrifugato’ e sapientemente calcolato da un infallibile algoritmo scientifico. Algoritmo infallibile di un meccanismo fallato.

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In primo luogo il processo riguarderebbe infatti solo chi ha effettivamente i requisiti per richiedere asilo, ovvero solo il 25% degli sbarchi totali. In secondo luogo una volta approvata in Commissione, la proposta deve passare il vaglio del Consiglio europeo e, come ha precisato Laura Ravetto, presidente del Comitato Parlamentare Schengen:

“Le quote volontarie sono già disciplinate dal Regolamento di Dublino. Altro discorso è l’obbligatorietà e su questo le resistenze saranno fortissime, anche se il segnale che arriva dalla Commissione è importante”.

Il deterrente alle resistenze eventuali degli Stati membri è in mano alla Germania, che dovrebbe fare pressione sugli Stati restii affinché accettino il principio dell’equa redistribuzione.

L’On. Ravetto ha incalzato: “Se il nuovo round europeo dovesse risolversi in un nulla di fatto, l’Italia dovrebbe alzare la voce e sottrarre unilateralmente le spese per l’accoglienza dal contributo annuo versato all’Ue”.

Ma di azioni decise da parte del nostro governo e della comunità internazionale, nenache l’ombra.

Ricordate l’aumento dei fondi per l’operazione Triton, di cui avevamo parlato qualche giorno fa? E’ rimasto sulla carta. Se questi sono i presupposti, la nuova proposta dell’Unione europea rischia di rivelarsi l’ennesima presa in giro.

Di tutt’altra matrice la proposta della Nato, che tramite il segretario Jens Stoltenberg, ha preso una posizione precisa nei confronti della missione dell’Onu in Libia per arginare il flusso di migranti: “Se necessario, la Nato è pronta a fare la sua parte. Appoggiamo ogni sforzo per una soluzione politica, anche se non c’è stata ancora alcuna proposta di un nostro coinvolgimento”.

In un’intervista a “La Stampa”, Stoltenberg ha precisato che per ora il programma prevede un “intervento per ricostruire la capacità di difesa della Libia, una volta che il quadro di sicurezza lo consentirà. Sosteniamo le azioni Ue e il lavoro all’Onu per definire un mandato che ampli lo sforzo”.

Sono mesi che rilanciamo la concertazione internazionale su una tragedia così profonda come quella dell’immigrazione. Sono mesi che alle parole non corrispondono i fatti.

Auspichiamo che le parole del segretario Stoltenberg siano lo stimolo necessario per l’inizio di una nuova fase, in cui la solidarietà umanitaria e la volontà di risolvere veramente l’emergenza rappresentino la priorità della comunità internazionale.

Danilo Stancato

Twitter: DaniloStancato®