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EDITORIALE/1 – GENOVA PER NOI! (E A CHI SE NO?). Se cambia il governo della Liguria, e vince Toti, Renzi casca dal seggiolone

 

I due metodi, le due morali: la sincerità trasparente di Berlusconi,
la menzogna sistematica del premier. Il quale occulta la questione della rapina ai pensionati, cercando di attaccarsi alla gonna delle nonne.
In realtà la proposta sull’anticipo della quiescenza
è una boutade, una pre-annuncite pericolosa

Bernardino Leon in visita da Matteo Renzi

 

A

 Genova si decide tanto del futuro politico di questo Paese. E allora più che mai “VIVA TOTI!”. Con l’emergenza immigrazione e sicurezza, con la rapina delle pensioni e la disoccupazione che strozza la gola, la vostra prima preoccupazione è che vinca il vostro candidato in Liguria?

Alt! Tutto si tiene. Non è politicanteria mettere in testa ai nostri pensieri la vittoria del centrodestra in questa tornata elettorale, e in particolare a Genova: non è una questione interna al teatrino. C’entra la possibile prosperità di questo Paese. E’ possibile infatti far star meglio gli italiani, se le leve di governo non resteranno impugnate dalla sinistra. Da nessuna parte. Vale per le Regioni, che contenderemo ad una ad una, fino all’ultimo voto, altro che 7 a 0, profetizzato dagli aedi di Renzi due mesi fa. Adesso è chiaro che il 5 a 2 è acquisito, e sarebbe già un successo per noi il conservare posizioni acquisite quando eravamo al governo a Roma. Un 4 a 3 cambierebbe molto, sarebbe una stretta sulla collottola di Renzi, sarebbe segata una gamba del suo trono che oggi tutti ritengono durevolissimo.

 

Ma un ribaltamento in quella regione rossa sbalzerebbe o almeno lesionerebbe il seggiolone d’oro su cui sta seduto il Royal Baby (Ferrara dixit).

Se non altro metterebbe in moto un meccanismo irreversibile di decadenza delle sue pretese di dominio, e andrebbe definitivamente a ramengo il suo velleitario Partito della Nazione.

 

Un Partito della Nazione che non riesce neanche a diventare Partito della Regione (rossa) è morto prima di nascere.

 

Non è una cosa da niente: avrebbe ripercussioni sugli equilibri interni del Pd, e Renzi non potrebbe più apparire in tivù come un samurai invincibile che dispensa doni cavalcando un consenso mitologico che in realtà non ha più. Per questo facciamo nostro il titolo della canzone di Paolo Conte: “Genova per noi”.

 

Questo successo è nelle cose. Al di là della differenza di statura personale e politica del nostro candidato Giovanni Toti rispetto ai suoi competitori, vale l’alternativa che sta davanti agli italiani (e ai liguri).

 

Berlusconi e Forza Italia con lui stanno dalla parte dei cittadini, e mettono in pratica la morale della verità. La sincerità sui conti dell’Italia, sui diritti dei pensionati calpestati, sulla necessità di ridurre drasticamente le imposte sulla casa, sullo strapotere della magistratura da riportare nell’alveo della responsabilità civile personale, sul conflitto di interessi nel governo e nei centri di potere locale tra il Pd e il sistema delle Cooperative rosse. La chiarezza delle nostre proposte per riformare il sistema fiscale con la flat tax, la scuola, la burocrazia da tagliare insieme alle spese, con un nuovo vigore in politica estera da non asservire ad alcuna super-potenza.  

 

Renzi invece ha stabilizzato il metodo della panzana, pittura con i colori delle caramelle il veleno, e poi lo fa bere agli italiani.

 

La disonesta furbizia di Renzi si è palesata con presunzione himalayana nella vicenda delle pensioni. Ha sfilato con destrezza minimo 2.500 euro a pensionato. Per cambiare discorso, fingendo di restare sul tema, che ha fatto? Ha scaricato i pensionati e ha fatto balenare ai prossimi pensionati un sistema per accedere prima all’assegno Inps. Ha accarezzato speranze mentendo sui costi e le decurtazioni dell’assegno previdenziale. Ha parlato di 20-30 euro, ed invece il taglio sarebbe (ma non è affatto sicuro) intorno al 20-30 per cento. Per la maggior parte significherebbe scivolare pressoché al livello delle pensioni sociali. Ma questo è occultato. Si attacca alle gonne delle nonne, mostrando loro la bellezza di coccolare i nipoti, e alle mamme di poter disporre di baby-sitter gratis. Fantastico. Il tutto senza sostanza alcuna di verità, per spostare lo stato d’animo dominante da rabbia a speranza, ma basata su un artificio.

 

Un artificio che però è bastato a trasformare le titolazioni dei giornali, nei giorni scorsi lievemente inacidite dalla rapina ai pensionati, e oggi di nuovo preda dell’incantesimo turchino di Renzi.

 

Questo pre-annuncio segnala un salto sulla scala della fanfaronaggine di Renzi, il progresso della sua infezione pallonara, passata da annuncite a preannuncite.