Non ce ne voglia il ministro Alfano, ma il nostro interlocutore riteniamo sia oggi il presidente del Consiglio Renzi, poiché la sicurezza nazionale non è un affare di polizia, bensì cardine della responsabilità del capo del governo nel più ampio contesto del ruolo dell’Italia a livello internazionale.
Non me ne voglia il ministro Alfano ma la propaganda ieri l’ha fatta Renzi con il suo tweet, e come abbiamo sentito e come apprenderemo nelle prossime ore le cose sono un po’ più complicate come sempre di quanto non le abbia fatte apparire ieri, propagandisticamente, il presidente del Consiglio.
Oggi a Riga si affronta il caso Grecia. Una questione essenziale non solo per l’Europa in generale, ma anche per il nostro Paese. Chi c’è a Riga oggi? Noi no. Ci sono Tsipras, Merkel, Hollande e Juncker. Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, mister 40%, è stato escluso anche questa volta.
Eppure con 60 miliardi di euro, l’Italia è al terzo posto per i contributi versati ai vari Fondi Salva Stati (EFSF; ESM). Perché non siamo invitati al tavolo sulla Grecia? Anche questa è sicurezza nazionale. La stessa esclusione accadde già a Minsk l’11 febbraio 2015, dove si tenne un vertice sull’Ucraina a cui parteciparono Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande. E Renzi? mister 40%? Renzi escluso.
Il giorno dopo, a Bruxelles per il Consiglio Europeo, sempre sul tema dell’Ucraina, interpellato su quale fosse la sua posizione rispose, Renzi: ‘Aspettiamo che cosa ci dicono François e Angela’. Questo è il nostro presidente del Consiglio.
Anche quando ci siamo, la presenza di Renzi è trascurabile. Ultimo esempio clamoroso: il presidente del Consiglio il 17 aprile è da Obama, il quale è perfettamente a conoscenza del caso Lo Porto e della sua uccisione come danno collaterale, per una azione consapevolmente decisa senza informare il governo italiano, e non dice nulla a Renzi o forse lo dice, ma Renzi non capisce l’inglese.
Ora non sappiamo e non vogliamo dire nulla sul caso di Abdel Touil, al di fuori delle notizie certe. Interessante però è stabilire il contorno di questo caso.
Intervistato a In mezz’ora da Lucia Annunziata, il 22 febbraio il presidente Matteo Renzi disse testualmente: ‘L’Italia ha un servizio di intelligence che non è come la Cia, ma in Libia siamo i numeri uno, noi conosciamo come stanno le cose in quel Paese, voglio dare segnale di tranquillità ai miei connazionali. Conosciamo come stanno le cose e siamo in grado di intervenire’. Ah sì? Il 17 febbraio, cinque giorni prima, Abdel Touil era arrivato a Porto Empedocle, terre sue amico Alfano, e se n’è andato ‘insalutato hospite’, facendo perdere le sue tracce.
Ancora, perché, se siamo così bene informati, dalla Libia sono partiti i terroristi della strage del Bardo (18 marzo), 24 morti di cui 4 italiani. E riecheggia la frase propagandistica di Renzi: ‘Voglio dare un segnale di tranquillità ai miei connazionali’. Ancora: tra il 19 e il 20 aprile, la strage in mare per un naviglio soccorso inappropriatamente da un mercantile casualmente sul posto: non c’erano informazioni della partenza di un simile grande battello? Non un canotto, era un grande battello. E dove era la nostra intelligence? Su quale basi di informazione decide di agire e informa gli italiani il premier? Chi ha mentito a Renzi, perché poi lui mentisse agli italiani?
Signor presidente del Consiglio la sicurezza nazionale è cosa troppo importante perché la si lasci alla sola sua persona. Signor presidente del Consiglio, ci rifletta, faccia autocritica e cambi verso altrimenti ne verrà travolto.