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MAFIA CAPITALE E CASO DE LUCA. La questione morale assedia il governo. Aspettiamo in Aula che il premier Matteo Renzi si esprima sulla corruzione capitolina e sull’impresentabile Vincenzo De Luca. Intanto al Senato il governo si prepara al Vietnam

 

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e bordate che hanno colpito il governo e la credibilità del nostro Paese in questi giorni hanno palesato la totale mancanza di polso del Presidente del Consiglio.

 

Mentre la nave affonda, demolita dalla questione morale, il capitano,  timoniere e factotum (per suo stesso volere) resta in silenzio.

 

Un silenzio che avalla la vergogna che sta colando lentamente su tutta l’Italia e che ci rende ancora più vulnerabili agli occhi degli altri Stati.

 

E’ compito – sarebbe compito – del Presidente del Consiglio frenare l’emorragia copiosa. Prima del collasso.

 

Matteo Renzi deve venire subito in Parlamento a spiegare agli italiani cosa è successo e come è stato possibile che la Pubblica amministrazione abbia consentito che l’emergenza immigrazione si trasformasse in una “mucca da mungere”, da cui hanno attinto imprenditori, politici e personaggi indissolubilmente legati alla struttura delle Coop rosse.

 

Renzi deve assumersi la responsabilità politica di questa disfatta morale e proporre soluzioni, in nome della trasparenza e della pulizia. E nessuna soluzione si può applicare senza recidere di netto il pauroso conflitto di interessi (questo sì) che da troppo tempo lega il governo, il Pd e le Coop rosse.

 

Vogliamo delle spiegazioni e le vorrà anche l’Unione europea. Come spiegherà, il nostro governo,  in sede internazionale, lo scempio perpetrato da esponenti del suo governo e dalle Coop rosse nel tentativo di lucrare sul disagio dei migranti? Come spiegherà la negligenza dei suoi sindaci e dei suoi governatori nello scegliersi i propri collaboratori e nel non saper vigilare suoi loro loschi traffici? Siamo tanto curiosi quanto impazienti di saperlo.

 

Ma il nostro premier continua a nascondersi, trincerandosi dietro i suoi soliti slanci da perenne campagna elettorale, che contraddistinguono da sempre ogni sua dichiarazione: tutti in galera! E gli fa eco il sindaco Ignazio Marino. Allo stesso tempo mantiene al loro posto 5 sottosegretari indagati, in onore del garantismo.

 

Un garantismo ‘a targhe alterne’, però, se la memoria non ci inganna, perché lo stesso Renzi ha costretto, in nome dell’opportunità politica e morale, prima Nunzia De Girolamo e poi Maurizio Lupi (neppure colpito da avviso di garanzia) ad abbandonare il governo.

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Noi non siamo per la galera, siamo sempre stati garantisti veri e non cambiamo impostazione solo per il nostro tornaconto o per l’appartenenza politica dei protagonisti di questo scandalo.

 

Vogliamo chiarezza e vogliamo che i protagonisti di questa vicenda si dimettano o vengano esautorati dai propri incarichi. Sia i protagonisti diretti, sia coloro che si professano ignoranti, nel senso di ignorare cosa accadeva sotto i loro occhi, a partire dal sindaco Ignazio Marino e dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Su Mafia Capitale è intervenuto anche il prefetto di Roma, Franco Gabrielli: “Proporre lo scioglimento del comune di Roma? Aspettiamo la relazione della Commissione, ma la decisione è anche politica. La corruzione è nell’amministrazione, tornare a votare a Roma non basterebbe. Bisogna utilizzare di più il bisturi e meno le aspirine”. Siamo d’accordo, basta pannicelli caldi contro questa corruzione dilagante.

 

C’è in ballo l’onore del nostro Paese che, almeno per noi, è aspetto fondamentale. Motivo per cui non possiamo accettare quello che sta avvenendo in Campania con il caso De Luca.

 

Vincenzo De Luca tra pochi giorni sarà proclamato ufficialmente governatore della Campania e con lui saranno proclamati i componenti della sua Giunta. A quel punto scatterà, in base alla legge Severino, la sospensione. In caso di mancata sospensione, graverebbe sul nostro premier il reato i abuso d’ufficio. Nell’uno e nell’altro caso siamo di fronte a 2 situazioni gravissime. Ma i diretti interessati si professano sereni: “La Severino? Ormai è un articolo di fede, non una legge che va valutata nella sua applicazione e magari cambiata, se non funziona. E’ incostituzionale,  ma finché c’è la rispetto. Poi farò ricorso”, ha dichiarato De Luca.

“A De Luca nessun favoritismo sulla legge Severino, vedremo se la Corte d’appello confermerà o no la condanna”, ha ribadito Renzi.

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Noi continuiamo a non capire e ad esigere spiegazioni più chiare. Si muova il Presidente del Consiglio, prima che sia troppo tardi e prima che altre grane gli sbarrino ulteriormente la strada. Come il Vietnam che lo attende al Senato sulla buona scuola. La riforma della scuola approvata alla Camera è da cambiare e al Senato la frangia interna del Pd in disaccordo può far saltare tutto.

Ora pur di far passare questa riforma-truffa, Renzi l’ha venduta alla Cgil. Altro che buona scuola. Scuola buona  a nulla. Come questo governo.

Danilo Stancato

Twitter: Danilo Stancato ®