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Renzi tira la donna cannone contro Letta. Da noi coerenza, dal Pd giustizialismo

 

Matteo Renzi e Enrico Letta Firenze 08/06/2013

Il fattore K. Chi ci pensava più? Era la categoria politica tipica dell’Italia, un’invenzione di Alberto Ronchey per descrivere un Paese bloccato dalla presenza del partito comunista più forte dell’Occidente. Ora improvvisamente, con la classica ironia della storia, ieri è arrivato il modulo K. Su quel pezzo di carta i procuratori di Torino hanno scritto il nome Kancellieri (la K è nostra, ma da sinistra è stata ribattezzata simpaticamente così, come Kossiga). Il modulo K non è come iscrivere il ministro della Giustizia sul libro degli indagati, ma quasi. L’hanno depositata nel limbo. Una specie di pentola del lesso a fuoco basso. La pentola viene trasferita intanto alla procura di Roma, e si vedrà. Ma dentro, a cuocere, più che la signora c’è Enrico Letta. È un dato di cronaca. Nel pieno del Partito Kappa (si scrive Pd ma si legge K) il processo staliniano contro Cancellieri e Letta (che la difende) è in corso. Timidamente, e con un certo coraggio, si affacciano i garantisti alla Luigi Manconi, che difende la Guardasigilli nel merito. Come facciamo noi. Punto e a capo.

 

Ma Manconi è un’eccezione. In particolare Renzi, che verrebbe dalla Democrazia Cristiana, e dovrebbe essere alieno alla cultura giacobina, versa l’obolo al fattore K e vuole che la Cancellieri si dimetta (le restituiamo il suo nome). Non ha scrupoli Renzi. Figuriamoci. Un rottamatore come lui, abituato a trattare le persone come ferrivecchi, può tranquillamente e senza rimorsi trattare il ministro come donna cannone da tirare addosso al governo Letta, per indebolirlo, magari non ancora farlo cadere, ma travolgerlo con una sfiducia morale e politica da riscuotere a suo tempo, appena l’8 dicembre sarà sulla tolda di comando. (A proposito di estremisti e di rabbiosi, prenda nota il vicepremier Alfano).

 

LettAlfano

Insomma, comunque vada sarà un insuccesso, per Letta. Di più: sarà certificato il suo fallimento, e con lui a ricevere uno sgarbo sarà Napolitano, che dopo la decisione da lui intesa come assolutoria da parte di Gian Carlo Caselli e Marcello Maddalena si era lasciato andare ad elogi per la correttezza della procura di Torino. Con tutto questo si palesa ancor più chiaramente la natura di questo governo. L’esecutivo Letta-Alfano è un governo di minoranze: minoranza del Pd, minoranza del centrodestra, minoranza di Scelta civica, minoranza delle organizzazioni sociali e della società civile, minoranza delle minoranze. Questo lo espone a fragilità e mediazioni estenuanti. Basate sulla ricerca, da parte del Partito democratico del classico casus, anzi kasus belli.

 

Per parte nostra le nostre posizioni non saranno dettate da pregiudizi, ma si baseranno sui contenuti. Così non ci assoceremo in nessun modo – per ragioni di coerenza culturale e politica – con chi agita la clava delle intercettazioni e dei tabulati, propalati illecitamente, pur di lesionare il governo. Siamo gente leale, noi.

 

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI “IL MATTINALE – 19 novembre 2013”