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SENATO. Tra poco (ore 16.00) si vota la fiducia sulla riforma della scuola. Renzi non ha i numeri, soprattutto ora che Ncd solleva il problema dell’apertura ai gender

 

 

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iamo alla resa dei conti al Senato. Che rischia di essere la resa di Matteo Renzi e di questo governo-abaco, in piedi solo per addizione di numeri, che il Presidente del Consiglio tenta spasmodicamente di mettere insieme, ogni volta cambiando l’ordine dei fattori. Ma il risultato, si sa, non cambia: così ad ogni esame, la fragile struttura del governo rischia di sfaldarsi.

 

La genesi del caos che sta ‘deflagrando’ al Senato è da ricercare  maxiemendamento sulla buona, si fa per dire, scuola.

 

Un pastrocchio preannunciato, su cui è stata posta la fiducia, altrettanto preannunciata. Il Presidente del Consiglio ha ceduto lentamente, ma inesorabilmente alle pressioni della Cgil, a scapito dell’educazione e del benessere delle nostre famiglie.

 

Ma il testo del maxiemendamento, presentato martedì scorso da Francesca Puglisi (responsabile scuola del Pd) e Franco Conte (Ap), presenta un comma ‘incendiario’, quello sull’educazione di genere, un tema delicatissimo e particolarmente difficile soprattutto per l’ala dei conservatori al governo.

La politica muscolare non si può attuare se i muscoli non ci sono o se sono molli.

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Così, la fiducia sul testo, che lo rende non modificabile, pone l’Ncd davanti a un bivio: tenere in piedi il governo votando l’emendamento che “assicura l’attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119” oppure non votare la fiducia e mandare a casa il governo.

 

La minaccia è consistente. L’ex ministro Carlo Giovanardi ha dichiarato: “O Renzi cambia il testo o gli votiamo contro. Il provvedimento così com’è non lo voterò mai, o lo cambiano o farò  mancare la fiducia”.

 

Parole che lasciano poco spazio alle interpretazioni.

 

Renzi non ha i numeri, per questo ha bypassato la discussione e le eventuali modifiche in Commissione Cultura, dove Walter Tocci, Carlo Rubbia e Corradino Mineo avevano già anticipato il voto contrario, mettendo in guardia il premier.

 

Cosa succederà? Comunque vada, sarà un pastrocchio. Mentre tra gli scranni campeggiano i lumini rossi funebri del M5s e gli epitaffi: “Scuola riposa in pace” e simili, si è persa di vista l’importanza dei contenuti di questa riforma.

 

L’esecutivo non ha tenuto minimamente in considerazione i reali bisogni del Paese, incurante del dissenso della scuola, dei genitori, degli studenti, delle associazioni, dei sindacati e di gran parte del Parlamento.

 

E pretendendo di far passare sottobanco un aspetto estremamente delicato come quello sui gender.

 

Invitiamo a leggere l’articolo di Piero Ostellino suIl Giornale’ al riguardo. Ne riproduciamo un piccolo stralcio, che condividiamo pienamente:

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“Personalmente, non sono omofobo e mi vergognerei a discriminare gli omosessuali. Ma non sono neppure orgoglioso della mia eterosessualità  come alcuni di loro – peraltro per una comprensibile reazione polemica – affermano spesso di essere della loro omosessualità. Prendo il mondo così com’è senza indulgere a concessioni politicamente corrette o a dannazioni moralistiche. Dico quello che penso, sperando di pensare sempre quello che dico. Per me, ciascuno gestisce la propria sessualità – che è una scelta di libertà individuale – come meglio crede […]

 

Detto, dunque, che, in un Paese civile, ciascuno ha diritto di manifestare liberamente la propria opinione, voglio, però, aggiungere, che una cosa è, per me, la piena libertà dei gay di manifestare per i propri diritti civili in quanto diritti umani universali, un’altra sono certe loro pretese di affermare la propria condizione come postulato politico, come ormai sta avvenendo in nome di una malintesa idea di politicamente corretto.  […]

Dico che se è condannabile l’omofobia non vedo perché non lo debba essere l’ostilità, almeno in certi ambienti, verso l’eterosessualità, che è anch’essa una scelta, oltre che, diciamo, naturale, individuale. Punto”.

 

Comunque, se ne può liberamente discutere. Qui non siamo al Senato e non c’è Renzi a porre la fiducia. Noi preferiamo la democrazia.

Danilo Stancato

Twitter: Danilo Stancato ®