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INTERCETTAZIONI. No alla macelleria mediatica. Fino a prova contraria, io sto con Crocetta. Politicamente ha fallito, ma in questa vicenda è stato linciato a prescindere

 

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Solidarietà a Rosario Crocetta. In questa vicenda surreale, io sto dalla sua parte. Spiego. A livello politico sta fallendo: se ne deve andare, non è adeguato alla gestione di una regione così importante come la Sicilia. Unfit, come tanti suoi colleghi sparsi, purtroppo, per tutta Italia.

 

Ma il ‘movente’ per mandarlo via non può essere la macelleria mediatica di questi giorni, diretta conseguenza dell’intercettazione pubblicata da “L’Espresso”, in cui il Governatore è registrato al telefono con Matteo Tutino, suo ex medico, ora ai domiciliari per truffa, falso e peculato.

 

Parlando dell’ex assessore Lucia Borsellino, Tutino avrebbe pronunciato una frase ignobile, anche solo da riportare: “Va fermata, va fatta fuori come suo padre”. Crocetta, che ha fatto della lotta alla mafia un suo obiettivo imprescindibile, avrebbe incassato in silenzio. La notizia di questa intercettazione ha riempito i media per tutta la giornata, con reazioni indignate di tutti gli addetti ai lavori e non.

 

Fino alla clamorosa smentita delle 17.00, quando la Procura di Palermo ha fatto sapere che questa intercettazione non risulta agli atti. “L’Espresso” ha ribadito in una nota che la telefonata esiste ed è tra gli atti segretati. Ma ancora dalla Procura e dall’avvocato del Tutino non confermano, perché una tale intercettazione sarebbe sicuramente stata inserita tra gli elementi a carico dell’ex medico, perché indicativa nel delineare la personalità dell’imputato.

 

Ribadiamo con forza che le parole, se effettivamente pronunciate dal Tutino, fanno schifo e Lucia Borsellino ha ragione nel definirsi intimamente offesa.

 

L’aspetto della vicenda su cui vogliamo fare luce è un altro.

 

Quanto accaduto dimostra il modus operandi del Pd e della giustizia.

Negli stessi giorni in cui si minimizza l’intercettazione tra il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Generale della Gdf Michele Adinolfi, in cui praticamente si anticipa, in maniera nuda e cruda, l’imminente benservito ad  Enrico Letta e al governo che presiedeva (con Maria Elena Boschi che si affretta a dichiarare alla Camera che non c’è nulla di strano), si inchioda Crocetta e lo si distrugge ancor prima che i fatti siano verificati. Tutti a difendere Renzi tra i democrat. Gogna mediatica riservata, invece, a Crocetta.

 

E tutto per le velleità di un settimanale. Perché oggi i giornali si sono arrogati il diritto di pubblicare tutto, anche intercettazioni che per ora la procura smentisce. Che è poi anche il diritto di uccidere le persone, in senso figurato ovviamente. E’ inaccettabile.

 

In questo calderone finisce anche la giustizia, succube oramai di queste intercettazioni a tappeto. Così vaste, così sregolate che a volta non si sa più cosa si è intercettato, quando e se lo si è effettivamente intercettato. Ci vuole una legislazione chiara, netta che impedisca tutto ciò.

 

Non voglo fare l’avvocato di Crocetta, ci mancherebbe. Lo ripeto: come politico ha fallito, deve andarsene. Ma come uomo mi faccio degli scrupoli prima di consegnarlo alla dannazione eterna.

 

Il nostro ci sembra un esercizio onesto e garantista. Soprattutto imparziale. Lontano anni luce dal doppiopesismo a 360 gradi del Pd.

 

Mentre Crocetta ribadisce che se quelle parole ci sono state, non le ha sentite, il Presidente della Repubblica ha telefonato a Lucia Borsellino per esprimere solidarietà. Fidandosi ciecamente del “L’Espresso”.

 

Noi avremmo usato più prudenza. Tutto qua.

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato