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SICILIA. Il Pd vuole dare il benservito a Crocetta. Ma il Governatore è sul piede di guerra. A rimetterci, come al solito, i cittadini

 

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I

l nostro report sulla situazione delle regioni e delle città italiane riparte oggi dalla SICILIA. E anche oggi riprendiamo da dove avevamo lasciato, ovvero dalle malefatte del Pd. I democrat una ne pensano e 100 ne fanno, o probabilmente neanche le pensano, gli vengono naturali.

Ovvio, quando si tratta di un partito-polveriera come quello democratico, dove nessuno, a partire dal segretario Matteo Renzi, ha uno straccio di idea da presentare ai cittadini.

 

Ora il partito di Renzi pare voglia dare il benservito a Rosario Crocetta ed andare ad elezioni anticipate. Per carità, noi siamo d’accordo, anzi, lo sosteniamo da mesi che il Governatore della Sicilia debba lasciare spazio a qualcuno più capace di lui. Vedere che il Pd lo faccia dopo la macelleria mediatica a cui è stato sottoposto Crocetta, a seguito della telefonata – tutta da verificare – con il suo ex medico Matteo Tutino, pubblicata da ‘L’Espresso’, è abbastanza triste.

La cattiva gestione della regione persiste da mesi, possibile che il Partito democratico abbia bisogno di questi terremoti mediatici per rendersi conto di quanto siano inadeguati i suoi uomini? Alla prospettiva delle urne e della sfiducia, il Presidente siciliano ha risposto con dichiarazioni forti:  “Non lascio, se mi sfiduciano è un golpe. Sono un combattente”. Ma se Crocetta combatte per il bene degli isolani e del Paese se ne deve andare. Il Pd, però, si è auto convinto che l’atmosfera attorno a lui è tale che l’unica via d’uscita sia destituirlo.

È allo studio un vertice imminente con il governatore, probabilmente dopo l’Assemblea regionale martedì prossimo, in cui Crocetta dovrà riferire.

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Ma non sarà facile, ora, trovare il bandolo della matassa. Perché Crocetta è sul piede di guerra, convinto che dietro alla presunta telefonata con il dott. Tutino ci sia lo zampino di servizi deviati e poteri occulti.

Tant’è che ha chiesto una Commissione d’inchiesta sulla vicenda al ministro Angelino Alfano.

Noi pensiamo si tratti principalmente di sciacallaggio mediatico, quel processo molto diffuso negli ultimi anni attraverso il quale i media si attribuiscono funzioni tipiche di un tribunale, nonché il diritto di indirizzare l’immagine e la reputazione di un personaggio pubblico dove vogliono.

 

Mentre il Presidente della Sicilia promette battaglia a ‘L’Espresso’, il Pd è sull’orlo dell’esplosione.

E considerando che ha in mano l’Italia, la cosa è ancor più grave.

Forse è il caso che il segretario del Pd e il Presidente del Consiglio si parlino.

 

E decidano ‘insieme’ di farsi da parte. Mica una cattiva idea.

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato