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ECONOMIA. I conti del ministro Saccomanni continuano a non quadrare

 

Saccomanni

Nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, il debito pubblico italiano continua a salire in rapporto al PIL e, per garantirne il necessario declino, potrebbero essere necessarie nuove misure di aggiustamento. È quanto sostiene l’OCSE nel suo Economic Outlook pubblicato il 19 novembre 2013.

 

Secondo l’Organizzazione parigina, l’economia italiana, dopo una contrazione del PIL, -1,9% nel 2013, prevede una crescita dello 0,6% nel 2014 e dell’1,4% nel 2015. Si tratta di stime peggiorative rispetto a quelle di ISTAT e MEF. L’ISTAT, infatti, prevede per il 2014 una crescita del PIL dello 0,7%, dato criticato dal ministro Saccomanni, che al contrario ritiene (vedi Legge di stabilità) che si possa agganciare una ripresa dell’1,1%, (+0,1% rispetto a quanto già previsto nella Nota di aggiornamento DEF 2013).

 

 

Stime

 

 

 

L’economia italiana ha interrotto il lungo percorso di contrazione nell’ultima parte del 2013, che verrà archiviato con una flessione del PIL pari all’1,9% dopo il -2,6% del 2012 , ma resta esposta a rischi finanziari finché il debito pubblico, in salita al 133,2% del PIL nel 2014, non intraprenderà una chiara traiettoria discendente.

Oltre alle previsioni sul PIL, dall’OCSE sono arrivate quelle per  i principali indicatori di finanza pubblica. Per quanto riguarda il rapporto deficit/PIL, da Parigi la stima  è del -3% nel 2013, poi -2,8% nel 2014 e -2% nel 2015.Quanto al rapporto debito/PIL, per il quale il governo è già stato criticato nei giorni scorsi da parte della Commissione europea, che chiede un ridimensionamento già a partire dal 2014, l’OCSE stima un aumento al 133,2% del PIL nel 2014.

L’elevata disoccupazione, prosegue l’OCSE, si attesta al 12,1% nel 2013, per poi salire al 12,4% nel 2014 e al 12,1% nel 2015.

 

“La ripresa prevista, avverte l’OCSE, potrebbe essere compromessa se la salute del sistema bancario restringerà il credito e interromperà il normale ciclo degli investimenti”. Il programma di acquisto di titoli di Stato a breve termine sul mercato secondario da parte della BCE, secondo l’Organizzazione parigina, ha limitato con successo l’impatto della crisi ma “resteranno rischi finché non ci sarà un evidente declino del debito in rapporto al PIL”. In Italia, inoltre, il costo del credito resta elevato nonostante il calo della domanda di prestiti.

 

 

In Italia il volume degli investimenti fissi si è ridotto di oltre ¼ dal 2008, riducendo il già basso tasso di crescita potenziale dell’economia. Gli investimenti dovrebbero comunque tornare a crescere nel 2015, grazie alla crescita delle esportazioni e ad un “rimbalzo tecnico” successivo alle recenti flessioni. L’attuale politica monetaria “accomodante” della BCE, conclude il report, risulta “appropriata, ammesso che non si intensifichino le pressioni deflazionistiche”. Uno dei dati più significativi, infine, riguarda l’andamento del costo del lavoro unitario. Dall’analisi fornita dall’OCSE emerge che il trend del costo del lavoro unitario in Italia, a parte una leggera flessione nel 2000, è in crescita costante. Nel 2013 l’Italia è il paese con il costo del lavoro unitario più elevato, fattore che denota l’attuale scarsa produttività e scarsa competitività rispetto agli altri partner europei.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL DOSSIER:

 

730 – I CONTI DEL MINISTRO SACCOMANNI  CONTINUANO A NON QUADRARE  OCSE – Economic Outlook