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DDL SUL PROCESSO PENALE. Un testo non all’altezza. Diminuisce la tutela dei cittadini, aumentano l’ingerenza della magistratura e lo spazio di manovra sregolato dei giornalisti

 

 

Una legge senza nerbo. E il governo si prepara a vendere anche le briciole alla magistratura

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ggi il Parlamento inizierà il voto sul disegno di legge delega sul processo penale.

Un ddl non all’altezza di una materia così importante (la riforma del processo penale appunto), che contiene provvedimenti di modesta portata. Siamo di fronte, piuttosto, ad un arretramento della tutela dei cittadini, in favore di un’ingerenza sempre maggiore della magistratura.

Dovrebbe essere il contrario, eppure il testo, così com’è, tende ad aumentare notevolmente il potere dei magistrati e, nello specifico, sulla delega in materia di intercettazioni, dei giornalisti, in virtù di un’esasperazione, rispettivamente, del diritto di giustizia e diritto di cronaca.

Principi sacrosanti, ma utilizzati, in questo caso, ad uso e consumo delle ‘2 caste’.

“Sembra piuttosto un provvedimento scritto a favore di una magistratura che tende sempre di più ad aumentare il proprio peso e ad essere ingerente nei processi, a totale discapito delle tutele per i cittadini: siamo davanti ad un provvedimento contro le persone (che noi abbiamo cercato di “attenuare” attraverso l’inserimento e l’approvazione di alcuni emendamenti diretti ad appesantire le pene per i reati contro il patrimonio come la rapina, il furto in abitazione ed il furto con strappo), diretto a tutelare e ad aumentare il peso e l’ingerenza della magistratura”, ha osservato l’On. Rocco Palese, intervenendo ieri alla Camera.

Il problema, secondo il deputato, è la mancanza di una visione strategica e di una reale vocazione riformatrice di questo governo e dei suoi rappresentanti, laddove, in un passaggio fondamentale come quello della riforma del processo penale, dovrebbero essere conditio sine qua non.

Sul capitolo intercettazioni, l’azione dell’esecutivo appare debole e confusa.

La delega in materia di intercettazioni, ovvero il solo tema per cui questo modesto ed inefficace provvedimento è balzato alle cronache, è una capolavoro di vaghezza”, ha commentato ancora Palese.

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“Inserire una norma in materia di intercettazioni – ha continuato l’onorevole – fa scattare subito l’allarme “bavaglio”. Il risultato è che si grida al “bavaglio” senza minimamente porsi il problema della gravità dell’inserimento di una delega praticamente “in bianco” su una materia che vede incrociarsi fondamentali diritti costituzionali: nessuna riflessione infatti è stata fatta in merito alla fondamentale esigenza di contemperare le necessità investigative con il diritto dei cittadini a vedere tutelata la loro riservatezza, soprattutto quando estranei al procedimento. Il diritto all’intangibilità della vita privata e familiare e la libertà di ricevere e di comunicare informazioni o idee costituiscono, infatti, valori fondamentali della persona, espressamente tutelati nella Costituzione”.

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Insomma, niente di nuovo sul fronte governo Renzi, col solito pasticcio mirato a favorire le (già) potenti caste.

Riguardo alla possibilità di una clausola di salvaguardia per i giornalisti, è stato lo stesso ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a precisare:

“Mi sembra che si stia andando in questa direzione, era quello che avevamo auspicato, cercando di spiegare meglio i caratteri delle attività fraudolente e quindi anche quali sono i soggetti titolati a esercitare un qualche modo a quella funzione”.

A noi sembra che si vada nella direzione della violazione sempre più pesante della vita privata e della privacy dei cittadini.

Non dovrebbe essere così, in un Paese democratico.

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato