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IL SUD BOCCHEGGIA. I dati del Mezzogiorno sono inquietanti. Ma per Renzi trattasi di piagnistei. Il ‘controtweet’ di Saviano

 

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ifficile rimboccarsi le maniche quando si è in mutande. Il primo ad esserne consapevole dovrebbe essere proprio il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, colui il quale c’ha rivolto l’esortazione. Un invito che, in linea teorica, è condivisibile. Mettiamoci tutti insieme di buona lena per tentare di risollevare la situazione del Sud. Ok. Peccato che, come al solito, mentre la casella ‘parole’ del premier è stracolma, la casella ‘fatti’ è stravuota.

 

La baruffa mediatica tra Renzi e Saviano distoglie l’attenzione dai dati disastrosi del Meridione.

 

“Sul Sud basta piagnistei, rimbocchiamoci le maniche” (Matteo Renzi).

 

“Mi addolora che raccontare la tragica situazione del Sud Italia sia così facilmente definito piagnisteo” (Roberto Saviano).

 

Non è il caso di agire invece di cinguettare? (Io).

 

E’ proprio il caso, sì.

 

Secondo il temutissimo ‘Rapporto Svimez’ l’occupazione è regredita ai livelli di 40 anni fa, col record negativo per quanto riguarda i giovani. Le nascite registrano il minimo storico dall’Unità d’Italia e la crescita avanza a ritmi bassissimi. Dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13%, 11 punti percentuali in meno rispetto alla Grecia, per intenderci.

 

“In Italia, negli ultimi tre anni, dal 2011 al 2014 – spiega il Rapporto – le famiglie assolutamente povere sono cresciute a livello nazionale di 390mila nuclei, con un incremento del 37,8% al Sud e del 34,4% al Centro-Nord. Quanto al rischio povertà, nel 2013 in Italia vi era esposto il 18% della popolazione, ma con forti differenze territoriali: 1 su 10 al Centro-Nord, 1 su 3 al Sud. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%).

La povertà assoluta è aumentata al Sud rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord. Nel periodo 2011-2014 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute di oltre 190mila nuclei in entrambe le ripartizioni, passando da 511mila a 704mila al Sud e da 570mila a 766mila al Centro-Nord. A livello di reddito, guadagna meno di 12mila euro annui quasi il 62% dei meridionali, contro il 28,5% del Centro-Nord.

 

Particolarmente pesante la situazione in Campania (quasi il 66% dei nuclei guadagna meno di 12mila euro annui), Molise (70%) e Sicilia (72%)”.

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Un quadro desolante.

 

C’è bisogno della collaborazione di tutti per tirar fuori il Mezzogiorno da questa palude. Noi ci siamo e abbiamo fatto pervenire da tempo una proposta costruttiva: quella di Stefano Caldoro, di giungere rapidamente alla costituzione di una macro-regione del Mezzogiorno, come ambito territoriale più proprio per le necessarie politiche d’intervento.

 

La situazione tremenda delle regioni meridionali mina il futuro di tutto il Paese.

 

E l’aggravante, a proposito di Mina, è che il nostro Presidente del Consiglio affronta questi gravi problemi col solito metodo: Parole, parole, parole. Soltanto parole.

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato