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Brunetta: “Consigli non richiesti a Matteo Renzi per il suo incontro di oggi con Angela Merkel”

 
 
“I dati anemici sulla crescita del Pil nell’Eurozona hanno risvegliato l’interesse, in realtà mai sopito, degli Stati Uniti sul Vecchio Continente. Già dal 2013, il Tesoro americano, nel suo annuale “Report to Congress on International Economic and Exchange Rate Policies”, inserisce la Germania tra i “Key Findings”, vale a dire i “paesi pericolosi”.
La Germania, infatti, è considerata dagli Usa la principale causa della grave crisi europea, in quanto punta troppo sull’export e non sulla domanda interna, realizzando surplus delle partite correnti della bilancia dei pagamenti superiori a qualsiasi altro Stato europeo, senza alcun meccanismo di redistribuzione.
Negli ultimi giorni questa tesi, ormai condivisa dalla stragrande maggioranza degli economisti, è stata ribadita dal New York Times, secondo il quale: “Un paese che accumula attivi commerciali con il resto del mondo contribuisce agli squilibri tanto quanto i paesi indebitati”.
Quale miglior occasione, per il presidente (si fa per dire) del Consiglio italiano, della cena di oggi a Expo per far sua questa linea, parlarne con Angela Merkel, e tornare così protagonista ai tavoli in cui si decide, mentre ora è chiamato solo quando c’è da pagare?
Se la Germania dimezzasse il surplus delle partite correnti della sua bilancia dei pagamenti, come tra l’altro prevedono le regole europee, almeno 100 miliardi di euro (150 se anche Olanda, Svezia e Danimarca facessero lo stesso) tornerebbero in circolo nell’eurozona, così da dare una spinta positiva allo sviluppo di tutta l’area, fino a raddoppiarne il tasso di crescita medio, con benefici evidenti per tutti.
Per usare termini tecnici, quello che gli Stati Uniti, ma non solo, chiedono di fare all’Europa per uscire dalla crisi è di spingere la Germania a reflazionare. Reflazione  vuol dire diminuzione della pressione fiscale; aumento della domanda interna; quindi dei consumi; degli investimenti; dei salari; delle importazioni e, di conseguenza, come abbiamo visto, della crescita. La reflazione diventa necessaria quando si tocca il fondo della recessione e della deflazione, e per risalire la china serve un “rimbalzo”, vale a dire una politica economica che vada nella direzione opposta.
Se la Germania reflaziona, poi, oltre che diventare più simpatica, migliora anche il benessere del popolo tedesco (che non se la passa benissimo ultimamente), cosa da non sottovalutare dal punto di vista del consenso di chi è al governo.
Avrà il coraggio, Matteo Renzi, di parlarne oggi alla sua cena con la cancelliera tedesca?