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LA VERA STORIA DEL COLOSSEO – La scandalosa faccia tosta del governo

 

Flavio Briatore esprimendo un concetto semplicemente “ovvio” ha evidenziato le responsabilità del governo per la chiusura del Colosseo a causa dell’assemblea organizzata dai lavoratori.

Personale che giustamente ha ritenuto opportuno rivendicare un proprio diritto; non tanto allo sciopero, ma ad essere pagato per il lavoro svolto.

Il punto nevralgico della questione non sono i turisti in gita di piacere che hanno dovuto attendere ahinoi qualche ora prima di immedesimarsi nella gesta di Massimo Decimo Meridio; il punto è che ci sono centinaia di lavoratori con altrettante famiglie che se non percepiscono lo stipendio rischiano di non sopravvivere.

Perché arrivare a tanto?

Perché improvvisare sceneggiate armati di decreti e provvedere con immediatezza a quanto si sarebbe dovuto già fare in precedenza?

Nel linguaggio renziano, tali atteggiamenti sono sinonimo di forza, di spavalderia. Almeno in un’ottica propagandistica.

Non ai nostri occhi però, perché le conseguenze e i precedenti che rischiano di crearsi con tali modalità potrebbero produrre tensioni sociali nel medio e lungo periodo.

Improvvisamente Renzi, il suo governo e il Pd ritengono inaccettabile che un monumento possa chiudere a causa di un’assemblea sindacale, tra l’altro preventivamente autorizzata secondo la corretta burocrazia ministeriale; ritenendo però in altri casi, del tutto  normale, che un monumento venga chiuso per eventi o manifestazioni commerciali.

Un po’ come quando in occasione di una cena privata l’allora sindaco Renzi, fece chiudere per una notte il Ponte Vecchio a Firenze. Evidentemente il governo reputa i diritti dei lavoratori di minor importanza rispetto ai diritti del mercato.

E pensare che il Colosseo è aperto 363 giorni su 365, chiusura solo a Natale e Capodanno. Secondo loro quando avrebbe dovuto svolgersi l’eventuale assemblea?

Renzi in primis dovrebbe informarsi anche sul fronte europeo, scoprirebbe che l’anno scorso la Tour Eiffel è rimasta chiusa tre giorni, mentre la National Gallery di Londra negli ultimi due mesi fatica a rimanere aperta a causa di dure lotte sindacali. I sindacati hanno sempre una buona dose di responsabilità sia chiaro, nel caso del Colosseo emerge nel pessimo funzionamento del ministero per i Beni Culturali.

Alla faccia delle critiche che il ministro Franceschini muoveva con beffarda sfacciataggine all’ex ministro Bondi.

Ciò che non capiamo è se agli occhi di Renzi i lavoratori abbiano minor diritti di fronte ad un turista con il biglietto in mano. I lavoratori devono essere pagati.

Immaginate la vostra reazione dopo aver lavorato per ore in una calda giornata sotto il sole del primo maggio a smistare la calca di turisti ansiosa di visitare uno dei monumenti più importanti del Pianeta, e poi non ricevere il sacrosanto compenso economico?

La domanda la rivolgiamo a Renzi, al governo e a Marino che in qualità di sindaco di Roma si è per l’ennesima volta estraniato da una vicenda cittadina così importante.

Dietro il decreto emanato in tutta furia si cela in realtà un atteggiamento menzognero. È il governo che agendo in questo modo assume le vesti del nemico della cultura, e per una volta cerchi di ascoltare i consigli che giungono dall’esterno.

D’altronde se la posizione di Briatore è così vicina a quella della Camusso e così lontana da quella della Barracciu un problema evidentemente esiste.

Stefano Peschiaroli
@StePeschiaroli