Socialize

Brunetta: Def, “Indecenti richieste Renzi-Padoan domani in Parlamento, intervenga RGS”

 

“L’Aula della Camera discuterà domani mattina la Nota di aggiornamento del Def 2015, e in questa occasione il governo chiederà al Parlamento l’autorizzazione, da votare a maggioranza assoluta, per l’ennesimo rinvio del pareggio di bilancio al 2018.

I motivi dello slittamento risiedono in grande parte nell’intenzione (si badi bene, solo intenzione, in quanto Bruxelles non si è ancora espressa in tal senso) dell’esecutivo di aumentare il rapporto deficit/Pil dell’Italia dall’1,8%, contenuto negli ultimi documenti ufficiali di finanza pubblica approvati dalla Commissione Ue, al 2,4%, pari a 0,6 punti di deficit in più. Il governo, dunque, intende chiedere all’Europa 4 decimali facendo appello alla cosiddetta “clausola delle riforme” e 2 facendo appello all’emergenza immigrazione che sta vivendo il nostro paese.

Purtroppo, però, entrambe le vie sono difficilmente percorribili, stanti tanto le regole europee del Fiscal Compact, Six Pack e Two Pack, quanto le regole di contabilità pubblica italiane.

Primo: la clausola delle riforme. Tre motivi ostativi. 1) il governo ne ha già fatto ricorso lo scorso anno, quando, proprio con questa giustificazione, il rapporto deficit/Pil relativo al 2016 fu aumentato dall’1,4% inizialmente previsto all’1,8% finale; 2) il governo non può chiedere per due volte consecutive margini di flessibilità riferiti alle medesime riforme: se non è riuscito ad attuarle, o se gli effetti sperati non si sono ancora realizzati, non ha alcun diritto a chiedere ulteriori deroghe. Ci sarebbe, piuttosto, da domandarsi se l’esecutivo non sia venuto meno agli impegni presi con l’Europa, e se, quindi, anche quello 0,4% già concesso l’anno scorso non debba essere rimesso in discussione; 3) non ricorrono quest’anno le “circostanze eccezionali”, vale a dire crescita negativa del Pil e dell’inflazione, cui ci si era appellati un anno fa.

Secondo: l’emergenza immigrazione. Proprio ieri, al termine dell’Ecofin a Lussemburgo, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, è stato categorico: “Non c’è motivo per cambiare le regole”.  Con che faccia il governo chiede al Parlamento l’autorizzazione, da votare, ribadiamo, a maggioranza assoluta, a uno scostamento che con molta probabilità l’Europa boccerà?

Pare, infine, che oltre a tutto ciò l’esecutivo italiano intenda chiedere alla Commissione europea ulteriori tre decimali di flessibilità per la cosiddetta “clausola degli investimenti”, da utilizzare allentando il Patto di stabilità interno degli Enti locali. Cattivo pensiero: magari per compensare la perdita di gettito derivante dalla cancellazione della Tasi?

Siamo alla pura follia contabile. Basta prendere in giro il Parlamento. Chiediamo che la Ragioneria Generale dello Stato si esprima subito, prima del dibattito in Aula di domani”.