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Brunetta: Pa, “Sanremo? Legge contro fannulloni c’è, fallimento arrivare a retate”

 

 

“Il whistleblowing non ha funzionato, i dipendenti pubblici onesti non si sono esposti perché hanno visto che la norma è isolata, hanno capito che il clima non è cambiato. E allora, perché esporsi con una legge che tutela solo in parte? Perché se sai che il dirigente non controlla, se vedi che ognuno si fa i fatti propri, anche se assisti a episodi di corruzione, irregolarità, sprechi o di patente assenteismo, eviti di denunciarli”.

Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati e già ministro della Pubblica amministrazione, in un’intervista al “Quotidiano Nazionale”.

La vicenda di Sanremo pone ancora l’accento sull’assenteismo nella PA. Tutti distratti i colleghi onesti? “Tutti sconfortati, semmai. Peraltro, quando vedo vicende come questa non gioisco perché quando si arriva agli arresti si ha la certificazione di una sconfitta. Non si doveva arrivare alla retata, i fannulloni bisognava colpirli prima. I modi ci sono tutti”.

“Nella mia legge si prevedevano premi e punizioni. Si affidava un ruolo chiave ai dirigenti. C’era un sistema di monitoraggio delle performance e chi raggiungeva certi livelli era premiato. E gli incentivi, a patto che non vadano alle persone sbagliate, come è capitato a Sanremo, funzionano. Naturalmente c’erano, anzi ci sono, anche le sanzioni. Con l’entrata in vigore di quella norma si può licenziare nel settore pubblico anche senza attendere l’esito del processo penale. Peccato che quasi nessuno lo fa”.

“Perché c’è una convenzione a tollerare, a non inimicarsi nessuno. Un generale volemose bene dietro il quale c’è purtroppo un comune sentire che nel settore pubblico se uno lavora lo fa, diciamo, per etica personale, per sua libera scelta. E chi non lo fa non deve temere i dirigenti, l’azienda, il sindacato, i colleghi. Per essere cacciato deve farla veramente grossa, di certo non basta essere un fannullone”.

“Io avevo dalla mia l’opinione pubblica e il mio partito, ma contro avevo i giornaloni che guardano a sinistra e la Cgil pubblico impiego, che mi fece 14 scioperi contro, mentre Cisl e Uil stavano sostanzialmente a guardare”. C’è speranza di cambiare musica? “Io penso di sì. Quando introdussi le sanzioni, il fenomeno calò del 40%. Anche perché pubblicavo i tassi di assenteismo. I dipendenti erano esposti al controllo dell’opinione pubblica e quindi si limitavano. Il clima era cambiato. Poi è tornato quello precedente, ma se qualcuno decidesse di applicare rigorosamente le norme esistenti, e sottolineo quelle esistenti, i dipendenti fannulloni capirebbero, come capirono allora. E’ essenzialmente un problema di volontà”.

“Bisognerebbe avere il coraggio di rompere questa cortina di conformismo secondo la quale il settore pubblico è visto come grande ammortizzatore sociale e cercare di farlo funzionare come quello privato. Ma le resistenze sono enormi. Purtroppo non capiscono che così non affonda solo la pubblica amministrazione, così fallisce la società italiana”, conclude Brunetta.