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POLITICA ESTERA. Perché offensiva dell’Isis e attacco alla Russia per il doping fanno parte della stessa guerra. Non si tratta di chiudere gli occhi su truffe sportive, ma oggi è più che mai necessario non alimentare contese irreparabili tra nazioni che devono unirsi contro il male assoluto del Califfato

 

Isis

Partiamo dal doping. La Federazione russa è finita in un tritacarne mediatico dopo le rivelazioni shock di un ispettore reo confesso della Rusada, l’organizzazione antidoping russa. Il pentito ha portato alla luce un meccanismo (altrimenti praticamente impossibile da scoprire) di alterazione dei campioni di sangue e delle urine degli atleti russi, che si attivava subito dopo i prelievi di routine per i controlli periodici della Wada (World Anti Doping Agency).

 

I campioni prelevati venivano monitorati da agenti del Fsb (il Kgb moderno) che informavano i tecnici sui valori da alterare per far rientrare i parametri delle sostanze presenti nelle provette negli intervalli consentiti dalla Wada. Tutto questo in un laboratorio parallelo a quello ufficiale, più attrezzato e dotato di centro trasfusionale. Il laboratorio filtrava le provette ‘positive’ e le edulcorava con urina pulita e sangue a norma. Un impianto corroborato dai bonifici, copiosi, indirizzati dagli atleti al direttore del laboratorio di Mosca, Grigory Rodchenko e dalla distruzione di più di 1400 provette sospette che la Wada aveva chiesto di ricanalizzare per conto proprio. Quindi anche atleti dopati, risultavano puliti.

 

Ora il meccanismo è deprecabile, ma il modo in cui è stato denunciato è strano.

 

E qui arriviamo all’Isis. La sensazione è che le 323 pagine della Wada siano state ultimate ‘ad orologeria’ e mirate a screditare, tremendamente, l’immagine della Russia e di Putin. L’iter convenzionale prevede infatti che la  Wada tenga segreta un’inchiesta fino alla conclusione. Invece questo annuncio roboante, a pochi giorni dallo choc della tragedia aerea del Sinai, taglia a fette la reputazione della Federazione russa. Scrive il Corriere della Sera: “La parte non russa e federale dell’inchiesta è stata secretata all’ultimo momento per non iterferire con l’inchiesta giudiziaria in corso in Francia da tre giorni e che ha portato al fermo di Diack, del suo consigliere Cisse e del medico Gallet, rilasciati con obbligo di non lasciare la Francia”. Un caso o si voleva colpire la credibilità di Mosca?

 

Il doping di Stato rischia di affossare la Federazione e affossare Putin sullo scacchiere internazionale. E, in questo momento storico, è troppo rischioso delegittimare il governo di Mosca. Al momento è l’unico presente attivamente in Siria, visto che gli Stati Uniti si sono affacciati solo ora sullo scenario, dopo interminabili diatribe e interminabile lassismo. Proprio ora che l’attentato del Sinai ha legittimato nuovi interventi militari russi in Medio Oriente.

 

Non possiamo permettercelo, con una Comunità internazionale incapace di reagire al terrorismo. La soluzione che prospettiamo è quella che ribadiamo da mesi: dialogo tra potenze occidentali, Russia e Stati Uniti, risoluzione immediata della situazione in Libia e regolarizzazione del flusso dei migranti, e unità contro lo spauracchio dell’Isis, che minaccia costantemente la sicurezza mondiale.

 

Doping e Isis. Non è realpolitik, ma nemmeno fantapolitik. Pensate, con doverosi distinguo, alle Olimpiadi di Mosca del 1980.

 Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato®