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EXPO – Renzi il cannibale pretende di imporre dall’alto il piano del governo sull’aree dell’Expo, calpestando Istituzioni e Enti locali per imporre i suoi schemi ideologici. Milano ribellati

 

RenziFogliExpo

Entra nel vivo la fase del dopo Expo.
Come prevedibile, Renzi sta cercando fin da subito di imporre la sua linea riguardo uso e destinazione della zona che da maggio fino alla fine di ottobre ha ospitato milioni di persone.
L’incontro previsto al Piccolo Teatro di via Rovello, servirà a Renzi per presentare il progetto che il governo ha in mente di realizzare nell’area di Arexpo, quest’ultima sarebbe la società partecipata da Comune di Milano e Regione Lombardia, nonché la legittima proprietaria di tutta la superficie di zona, società nella quale almeno per il momento il governo ha deciso di non entrare.
Renzi presenterà il progetto “Milano 2040”, e l’occasione sarà sicuramente quella giusta per lanciare la candidatura di Beppe Sala come prossimo sindaco di Milano.
Il progetto in realtà sposa l’impianto generale che era stato annunciato in primis dall’Università degli Studi di Milano, la quale da alcuni mesi aveva proposto di spostare nell’area del dopo Expo tutto il polo scientifico dell’Ateneo.
Dalle prime anticipazioni infatti, il governo vorrebbe far sorgere una nuova “cittadella della scienza”, che vedrà impiegati circa 1600 esperti di genoma, scienza dell’alimentazione e bioinformatica.
La questione però rischia di incagliarsi, in particolare sul ruolo che Renzi ha deciso di ritagliare alle realtà istituzionali e locali milanesi, in primis proprio all’Università di Milano.
Il coinvolgimento dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova e quello dell’Università di Torino, significherebbe spostare il ruolo di regia a realtà ben distanti da quella milanese, con inevitabili ripercussioni sulle collaborazioni e sul dialogo.
La Lombardia infatti avrebbe insita nel suo DNA tutte le capacità necessarie per realizzare questo progetto, ed è quindi d’obbligo per il governo coinvolgere prima gli enti lombardi e successivamente instaurare una collaborazione con forze competenti come quelle precedentemente citate.
Ben vengano quindi le parole del governatore Roberto Maroni, il quale ha auspicato che per il dopo Expo, non ci sia solamente un piano calato dall’alto da parte del governo: “Noi non siamo stati coinvolti nella definizione del progetto sul post Expo. Ma non dico di no a prescindere solo perché l’ha proposto Matteo Renzi. C’è però un punto debole, cioè che rischia di scardinare il modello lombardo. Le realtà lombarde vanno coinvolte. In Lombardia ci sono enti di eccellenza che possono realizzare il progetto. Dico si al progetto proposto dal governo a condizione che siano coinvolte le istituzioni lombarde che si occupano di innovazione e ricerca”.

Speriamo allora che Renzi riesca a mettere da parte la sua solita vena cannibalistica, che ci sia uno sfruttamento positivo delle Aree in questione affinché vengano ottimizzate per uno sviluppo della ricerca scientifica, della formazione e per un trasferimento di tutto il polo tecnologico, riconoscendo a Milano e alla Lombardia il giusto grado di coordinamento e regia.

Stefano Peschiaroli
@StePeschiaroli