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GIUSTIZIA. Alfano dove avete nascosto il pacchetto delle riforme? Forse è bloccato nel deposito delle favole. Ma noi speriamo…

 

ALFANO

Arriva il pacchetto giustizia? Il governo lo porta in Parlamento? Aspettiamo, contiamo le ore e i minuti. Ieri il ministro Angelino Alfano, vicepremier e capo della nutrita delegazione del Nuovo Centro Destra al governo, ha spiegato che il Partito democratico, dopo aver adoperato l’ascia politico-giudiziaria per tagliare la testa a Berlusconi, in fondo è fatto di bravi ragazzi disponibili a dare al Paese la riforma della giustizia. “Non hanno più alibi”, dice Alfano. Per la verità, quando hanno fatto fuori il leader Berlusconi l’alibi non l’hanno proprio cercato: sono stati loro e se ne sono pure vantati. Ora si tratta di misurare la buona fede di Letta, che finora è stato molto neutrale nell’osservare le volpi entrare nel pollaio, vale a dire la magistratura (democratica) invadere e dare ordini alla politica. Non dubitiamo della buona fede di nessuno. Ma la paragoniamo agli atti. E questa buona fede ci appare oggi piuttosto votata al riposo. Ci riferiamo al discorso del 2 ottobre di Enrico Letta al Senato, dove usò parole come urgenza, opportunità, necessità.

 

Disse: “…sulla giustizia il nostro lavoro potrà basarsi sulle importanti indicazioni contenute nella relazione conclusiva del gruppo di lavoro nominato dal presidente Napolitano il 30 marzo 2013. (…) Tra le opportune e urgenti riforme si collocano sia l’adempimento degli obblighi europei (a cominciare dal rispetto delle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione europea) sia la necessità di ulteriori misure per affrontare la questione carceraria, oggetto di un annunciato messaggio del Capo dello Stato alle Camere e di un suo appassionato discorso nell’ultima visita al carcere napoletano di Poggioreale”.

 

Ci permettiamo di tradurre in suggerimenti.

 

1. Il capitolo cinque della citata relazione dei saggi, consegnata al Quirinale il 12 aprile, dedicava il quinto capitolo alla riforma della giustizia. Su quella base, senza necessità di revisione costituzionale, si elencavano tra l’altro:

 

a. i tempi di esercizio dell’azione penale;

b. il riequilibrio dei poteri fra accusa e difesa;

c. restrizione del ricorso alla custodia cautelare;

d. regole severe per autorizzare intercettazioni e loro pubblicazione;

e. misure contro il sovraffollamento carcerario;

f. organizzazione della struttura di supporto del Csm attualmente appannaggio della lottizzazione correntizia.

 

2. Obblighi europei. Uno, uno solo basta per ora: responsabilità civile dei magistrati per dolo e colpa grave.

 

3. Il messaggio del Capo dello Stato sulle carceri che non devono essere luogo di tortura. Amnistia ed indulto. La buona fede è tempo che Letta la documenti. Non faremo sconti se questa buona fede non si muoverà dalla lastricatura dell’inferno, dove fino ad ora le buone intenzioni sono state depositate. Speriamo che il ministro della Giustizia non sia silurato al momento del sospirato e tardivo parto. Forza Alfano, fai l’ostetrico, il maieuta, se no facciamo conto che ci hai raccontato una favola.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 28 novembre 2013”