“Sulla legge elettorale, mi pare che il ministro Quagliariello metta il classico carro davanti ai classici buoi. Innanzitutto perché la Corte costituzionale non si è ancora pronunziata e, a meno di non avere la palla di vetro, il ministro non sa, come del resto nessun altro italiano, che cosa la Corte deciderà e se la legge elettorale sarà dichiarata incostituzionale, in quali parti e con quali effetti.
Quanto poi a ventilare iniziative del governo, tradizionalmente si è sempre detto che quella elettorale non è materia governativa. Se poi Quagliariello allude ad un decreto-legge, la questione è, come lui ben sa, molto delicata. Tanto delicata che, a torto o a ragione, esiste una legge dello Stato, la n. 400 del 1988, la quale vieta al governo di intervenire in materia elettorale con decreto-legge. Giusta o sbagliata che sia quella norma esiste e prima di derogarla ci si deve pensare bene.
Insomma, la situazione è troppo delicata per liquidarla con una battuta. La legge elettorale è il fondamento della legittimità politica e giuridica di una democrazia rappresentativa. Il rischio che possa essere dichiarata incostituzionale è già un’ipotesi traumatica. Fossi nel ministro eviterei di drammatizzare ulteriormente la situazione”.