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Berlusconi è più forte di prima

 

BERLUSCONI

 

Berlusconi non è mai stato così forte. Non siamo dei visionari. Ci riferiamo al consenso che oggi ha nel Paese.

 

 

I sondaggi ne sono un pallido riflesso, pur essendo clamorosamente favorevoli. È come se la sua decadenza abbia esaurito le risorse della sinistra che da vent’anni fonda la sua proposta politica (?!?) sull’uccisione dell’Arcinemico. Hanno raggiunto l’obiettivo. Embè? E adesso che si fa? Non c’è un’idea, salvo l’allargamento della loro posizione egemonica.

 

La casamatta della giustizia è loro, quella della informazione pure, finanza idem. Gli manca quello che in una democrazia purtroppo per loro è essenziale. Il consenso dei cittadini, il voto degli italiani. La vergognosa e illegale estromissione di Berlusconi dal Senato è stata una violenza così palese da risultare una vittoria avvelenata, come quella di Napoleone sulla via di Mosca. Vinse la battaglia decisiva per la presa della capitale russa, ma la spallata vincente mise fuori uso il suo esercito, la sua volontà: gli era sparito il popolo. La gente comune sta con Berlusconi.

 

Questo popolo ora chiede le elezioni. Esse si impongono per ragioni morali e costituzionali. I dieci milioni di cittadini che hanno votato tracciando il segno sul nome di Berlusconi sono stati di fatto estromessi anch’essi dal gioco democratico.  Devono poter essere reintegrati nel loro diritto. Ed il governo Letta non solo è ufficialmente in crisi, come la nostra delegazione di Parlamentari ha chiesto formalmente al Capo dello Stato, ma è la stessa legislatura ad essere in crisi, venendo di fatto incostituzionalmente annullata la volontà esibita nelle urne da circa il 30 per cento degli italiani.

 

Riflettiamoci pacatamente. E questa riflessione la riproponiamo qui anche al Presidente Napolitano, che ieri è stato attentissimo alle nostre osservazioni. Dopo l’avventurismo di Bersani, la legislatura ha avuto il marchio delle larghe intese, le uniche che consentissero, in assenza di una maggioranza elettorale, il formarsi di un governo legittimato da un nobile compromesso tra le due coalizioni più votate, separate da uno zero virgola uno. Il suo fondamento stava nella legittimazione reciproca dentro un percorso di pacificazione nazionale.

 

La scelta del Partito democratico è stata di affondare la pacificazione. È stata sbriciolata con la decadenza di Berlusconi. Con essa decade tutto. Ovvio: è crisi. La fiducia votata nella notte tra martedì e mercoledì al Senato è stata su un provvedimento. Ma qui c’è da valutare non se è stato ridipinto bene un locale della dimora, ma va preso atto del cedimento strutturale di Palazzo Chigi. Niente larghe intese, dunque impossibili le riforme istituzionali, che ne giustificavano l’esistenza. Niente riforma dell’art.138 della Costituzione che le renderebbe più facili: a che scopo oramai?

 Urne

Dunque alle urne. Capiamo che chi sta assiso in posizioni di potere non le voglia. Dice: occorre stabilità, c’è bisogno di governo. Siamo d’accordo che l’Italia ha bisogno di un governo. Ma non quello lì. Non ha il consenso degli Italiani. L’Italia ha bisogno di un governo serio, cioè democratico, cioè espressione del voto popolare. C’è un problema, e ce ne rendiamo conto: Berlusconi è troppo forte per loro. Capovolgendo Calvino – e Scalfari ci darà conforto – Berlusconi non c’è, ma esiste.

Eccome se esiste. Se ne facciano una ragione. Si deve votare.

 

 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 29 novembre 2013″