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Brunetta: Rifiuti, “A Roma servono meno parole e più fatti, meno hardware e più intelligenza”

 

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È dall’estate del 2011 che si ripetono, quasi ogni giorno, gli allarmi sull’emergenza rifiuti che la chiusura della mega discarica di Malagrotta porterà nella Capitale. La soluzione è stata individuata da oltre un anno: è ora di rimboccarsi le maniche e metterla in pratica.

 

A Roma non serve una nuova Malagrotta, né ora né mai. Serve un’accelerazione del piano messo a punto nel 2012 dal ministro Corrado Clini. Piano che ha nell’intelligente valorizzazione degli impianti esistenti, nell’avvio degli impianti già in progetto, e per i quali mancano alcune autorizzazioni della Regione Lazio e del Comune, e nella razionalizzazione della gestione dell’Ama i principali capisaldi.

 

Non vorrei che la lentezza della burocrazia regionale e la scarsa trasparenza sugli atti preparati, e in via di elaborazione da parte dei tavoli tecnici per i rifiuti a Roma, siano non solo il segnale di un’amministrazione inefficiente ma anche, e soprattutto, la scusa per rendere inevitabile, sotto il ricatto di una città invasa dalla spazzatura, la scelta sul sito per una nuova grande discarica.

 

Roma segua l’esempio delle grandi città europee e si concentri meno sull’hardware e più sul software dei rifiuti: dalla raccolta differenziata all’ottimizzazione del trasporto e degli impianti esistenti, dal miglioramento nella gestione manageriale delle imposte per i rifiuti e della società municipalizzata all’applicazione delle sanzioni previste per chi viola le regole.

 

Per la gravità della situazione è già previsto che sia il governo nazionale, tramite il commissario per l’emergenza rifiuti a Roma, a intervenire, non per scegliere il luogo per ospitare i rifiuti di Roma al posto di Malagrotta ma per risolvere, anche esercitando il potere di sostituzione, le tante, troppe inadempienze delle amministrazioni competenti. Invito il commissario a fare presto e bene il compito al quale è stato chiamato e a renderne conto all’opinione pubblica e al decisore politico.