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Intervista al Presidente Renato Brunetta sul Corriere: “Sì ai referendum del Nord, da noi un nuovo federalismo”

 

Dire sì ai referendum per l`autonomia promossi da Lombardia e Veneto, che si terranno con ogni probabilità in autunno. Proporne altri, in tutte le Regioni, ciascuno con la propria specificità, per un nuovo “federalismo responsabile 4.0”. Fare di questa campagna un luogo di aggregazione del centrodestra. E convincersi che – con il programma, con una leadership plurale, con un rassemblement oggi e un partito unico domani – il centrodestra sia pienamente in grado di “rispondere a un Paese che ci sta chiamando”.

È questa la ricetta di Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.

Molti azzurri temono di finire a rimorchio di Salvini: sostenere i referendum leghisti non è un rischio?

“Se ci limitassimo a sostenere quelli sarebbe poco, non solo per le ambizioni di Forza Italia ma per il Paese. Noi dovremmo intestarci una battaglia molto più grande”.

Quale?

“Quella per un federalismo responsabile che passi attraverso una grande mobilitazione del centrodestra: facciamo referendum consultivi come quelli di Lombardia e Veneto in tutte le Regioni, chiedendo a ciascuna come, con quali regole, con quali poteri vogliono essere amministrate. Perché le grandi differenze dell`Italia devono essere affrontate in modo diverso, c`è un Nord in cui lo Stato è invadente e un Sud dove è assente, e una regolamentazione omogenea grida vendetta”.

Sarebbe il modo per non lasciare la bandiera alla sola Lega?

“Aiuterebbe a far ripartire il Paese assieme all`altra riforma da accompagnare al federalismo, ovvero il presidenzialismo. Poi certo darebbe un cemento per l`alleanza, sarebbe un grande catalizzatore”.

Parlate di alleanza ma sembrate lontani dall`essere una coalizione. Cosa manca?

“Il buonsenso. Quello di rendersi conto che dopo tanti anni di dolore e separazione – sanciti con il nostro sì al governo Monti che fu un errore, e non ancora sanati – serve ripartire dallo spirito del `94”.

A chi pensa quando parla di centrodestra unito?

“A chi si riconosce in un programma che non può essere quello dell`Europa ‘a cooperazione rafforzata’ di cui ci viene a parlare Gentiloni, ma un vero New Deal basato su fiat tax, aiuto ai deboli, più lavoro, una moneta non egemonizzata dalla Germania. Penso a tante forze, escludendo chi ha tradito stando al governo per fare ‘riforme’ sonoramente bocciate: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, i partiti di Rotondi, di Fitto, di Quagliariello, di Mauro, i liberali di De Luca, i repubblicani di Nucara, la destra di Storace e Alemanno, e ai nostri sindaci eletti in liste civiche”.

Come si presenterebbe questo agglomerato?

“È un percorso da costruire, sediamoci subito al tavolo. Sul programma siamo molto vicini, dobbiamo puntare ad essere un rassemblement alle elezioni immaginando, dopo la vittoria, di convergere in un partito unico”.

E la guida di chi è?

“Berlusconi può esserne il padre come è sempre stato per il centrodestra, poi le leadership possono essere plurali, vedremo con che legge si voterà. A breve il voto in Olanda, Francia, Germania comunque cambierà l`Europa: facciamoci trovare pronti e uniti alla sfida”.

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INTERVISTA CORRIERE