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Il “frastuono” dei forconi. La scelta di Berlusconi per il dialogo contro chi aizza, ignora e reprime

 

BERLUSCONI

Quale è la responsabilità di chi fa politica? Che cosa vuol dire essere moderati oggi?  Non in teoria, non siamo qui a fare il giochino degli intellettuali,  ma nella pratica delle tensioni sociali che attraversano e rischiano di incendiare l’Italia. Silvio Berlusconi ha dato una risposta in azione. Decaduto da senatore alza il livello della politica a ciò che è bene sia. Non scappa, non si ritira, non eccita, non si chiude nell’indifferenza, non invoca una cieca repressione.

 

Che fa? Ascolta. Ascoltare. Chi lo fa oggi?  Non dà lezioni alla gente in pena. In questo momento è ed è riconosciuto come leader dei moderati nella pienezza delle sue prerogative morali; è il capo più credibile e forte delle opposizioni, il versante moderato e non violento di chi dice no a questo governo di meschine intese.

 

Altro che estremismo, come vergognosamente scrivono i giornaloni che amerebbero collocarlo nella gabbia degli extraparlamentari scalmanati. Estremista oggi è chi non ascolta.

 

Per questa ragione, Berlusconi ha voluto dare sin da ieri  notizia del fatto che riceverà oggi, alle 17,  nella sede del movimento Forza Italia, una delegazione del movimento del “Forconi”.  Già la disponibilità data, la certezza di un appuntamento, è un modo per offrire un canale democratico e istituzionale perché vi sia versato il fiume tumultuoso di proteste e lamento, di proposte e di sogni mancati.

 

Il Capo dello Stato ieri ha usato una parola infastidita per definire la colonna sonora che oggi connota la vita dal Paese: “frastuono”Il compito della politica è esattamente quello di filtrare il frastuono, immergervisi, con coraggio, senza la muta del palombaro ma con coraggio, per decifrare, filtrare, mettere ordine, trasformare in gerarchia di richieste, studiare le possibili risposte.

La politica nel suo senso più alto apre la porta, non tira su il ponte levatoio del castello, ma sta accanto, offre partecipazione alle pene e sfogo attento anche alla rabbia.

 napolitano

Non per caramellare le proteste o all’opposto benzina sopra l’ira, ma per far essere la politica se stessa: partecipazione di tutti alla vita comune e ai suoi momenti decisionali, che implicano rappresentanza, non esiste democrazia assembleare per governare un Paese.

 

Ma i rappresentanti devono togliersi l’armatura, accettando la sfida della gente comune e chi la organizza, sapendo separare chi pesca nel torbido (come accade in tutte le folle) e chi invece esprime sinceramente il disagio di un intero mondo.

 

Qual è questo mondo dei forconi? Li conosciamo bene. Sono lavoratori messi rapidamente e senza potersi difendere ai margini della vita economica. Sono il ceto medio trascinato nella proletarizzazione forzata senza nemmeno avere le tutele tradizionali dei proletari. Piccoli commerciantiautotrasportatori con un solo Tir (i padroncini), agricoltoriartigiani.

 

Queste sono le categorie sociali in sofferenza, senza più rappresentanza sociale. Questo li fa essere un movimento caotico di chi aveva creduto al sogno italiano del lavoro indipendente, del lavoro duro per pagare il leasing del camion o l’affitto del negozio.

 

Tapparsi i padiglioni auricolari per non farsi distrarre dagli “stolti gridi” oggi condannerebbe la politica alla morte morale. Per questo Berlusconi è e resterà al centro della scena. L’Italia tornerà prospera e serena grazie alla battaglia per la libertà e per la democrazia della Forza Italia di Silvio Berlusconi e del suo popolo.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 11 dicembre 2013”