Socialize

GOVERNO. Il triumvirato Napolitano-Letta-Renzi umilia Alfano e nessuno lo dice. Ecco perché siamo all’opposizione e chiediamo elezioni

 

Napolitano Letta Renzi

 

 

Perché state all’opposizione? Che ci guadagnate? Siete isolati, non vi conviene.

 

 

Questa è la domanda che più o meno aleggia nei Palazzi romani. Interessante. La domanda rispecchia i valori di chi la pone, e mostra la nostra differenza. Noi siamo all’opposizione per ragioni di amore al popolo e alla verità.

 

Per poter combattere una battaglia di libertà, che implica subito, previa rapida approvazione della legge elettorale, elezioni.

 

Ovvio. Se il patto di potere che oggi tiene insieme Napolitano-Letta saprà reggere l’ingresso di Renzi a Palazzo, avremo un triumvirato numericamente solido, ma moralmente e giuridicamente indigeribile. Diciamolo pure: illegittimo, incostituzionale, quasi sudamericano.

 

Ci domandiamo tutti, che ci fa lì Alfano? Oggi la presenza nella maggioranza sua e del Nuovo Centro Destra è numericamente utile. Ma viene disprezzata quanto a contenuti, essendo numericamente inconsistente.

Come se tutti sapessero che se si dovessero ritirare loro, qualcun altro a occuparne il posto si troverà.

 

Intanto si accontentino delle postazioni di potere ministeriale, che è già troppa grazia per trenta deputati. Le questioni essenziali sono invece di pertinenza dei triumviri.

 Alfano

Alfano è zero per loro. Carne se non da cannone, da cannolo, da tener buono con un po’ di ricotta e frutta candita.

 

La prova. Ieri Letta a parole ha attaccato le opposizioni. Fin troppo scontato. Con quella grillina ha avuto gioco facile, squalificandola per l’uso violento delle parole.

Con Forza Italia ha glissato su illegittimità della maggioranza dopo la sentenza; ha negato l’evidenza dell’ingiustizia contro Berlusconi condotta dal Pd con il suo consenso e relativa fine delle larghe intese, ha negato l’evidenza della recessione causata da una politica economica ancora suddita della linea filotedesca; ha equivocato volutamente le nostre posizioni sull’Europa definite “populiste”.

Noi vogliamo le sue dimissioni e le elezioni, non ci aspettavamo nulla.

 

Ma i veri colpi di maglio, senza che nessuno dei giornaloni lo abbia evidenziato, li ha dati in testa a tre suoi ministri, e lasciando fare Renzi contro l’Ncd al completo.

 

Elenchiamo i tre morti (politici).

 

1)   QUAGLIARIELLO. Ministro delle Riforme. Per sette mesi l’unica cosa che è riuscito a mettere insieme, oltre a raffinati discorsi ricamati sulle nuvole, è stato il percorso per modificare il 138, e cioè rendere più rapido il percorso per cambiare la Costituzione (esclusa però la giustizia). Ieri Letta, prevedendo il nostro no, senza neanche la soddisfazione di esprimerlo con un voto, ha annullato il passaggio finale di questa legge costituzionale. Che fa Quagliariello?

 

2)   DELRIO. Ministro per gli Affari Regionali. Si è sperticato per portare avanti una legge ordinaria che lui sosteneva annullasse le province, e che invece Forza Italia ha ritenuto una burla, fatta apposta per mantenerle. E abbiamo chiesto l’intervento autentico, eliminarle cioè dalla Costituzione. Delrio in tutti i modi ci ha contestato questo giudizio eccetera. Letta ieri ha annunciato che le province saranno rottamate per via costituzionale. Ieri Delrio, come un giapponese in Melanesia, combatteva ancora la guerra contro di noi, poveretto. Avrebbe dovuto girare la spingarda contro il suo premier…

 

3)   ALFANO. Il vicepremier e ministro dell’Interno ha spiegato a Berlusconi e al popolo di centrodestra che la sua scelta di rimanere al governo per dare stabilità all’esecutivo era la mossa astuta per togliere “alibi” al Pd. Il quale, una volta riuscito a far fuori il leader dei moderati, poi avrebbe dovuto per forza intraprendere la riforma della giustizia. Risultato? Zero sotto zero. Letta non l’ha neppure nominata. Relegandola – immaginiamo – al rango delle “sollecitazioni compatibili”. Che devono essere una specie di eufemismo politico per definire il solletico.

 

Quanto alla legge elettorale, il Partito democratico ha mostrato di ritenere il Ncd una pulce che però non dà neanche troppo fastidio.

 

Così, contro il parere e per la disperazione di Alfano, vuole riportare la discussione della legge alla Camera (vedi altro articolo) dove possono far tutto senza bisogno di contributi alfaniani.

 

Del resto Renzi ha avvisato: 300 a 30, non c’è partita.

 Rb 11

Qui valgono le parole del presidente Brunetta nel discorso pronunciato ieri contro la fiducia a Letta: “Che tristezza, vicepresidente Alfano. Che tradimento dei suoi, dei nostri elettori. Che tradimento ma anche per la sua storia, vicepresidente Alfano, e glielo dico con dolore. Il dolore di un amico”.

 

Torna a casa Angelino, è quasi troppo tardi, ma la porta è ancora aperta.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 12 dicembre 2013”