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IL MIO QUESTION TIME AL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIOVANNI TRIA

 

question time

 

IL MIO QUESTION TIME AL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIOVANNI TRIA

concernente elementi in merito alle risorse disponibili per finanziare le misure previste dal programma di governo
e intendimenti in ordine alle modalità di utilizzo della flessibilità sui vincoli di bilancio eventualmente concessa dalla Commissione europea

ILLUSTRAZIONE (VIDEO 1)

REPLICA (VIDEO 2)

RENATO BRUNETTA (FI). Signora Presidente, signor Ministro, circola una battuta tra i broker di Londra: che quando parla Tria si compra, quando parlano gli altri improbabili economisti del Governo, o i due co-leader del Governo si vende. Battuta verosimile! Vorrei da lei, signor Ministro, che mi aiutasse a far comprare domani dai mercati e che dicesse parole di chiarezza e di verità rispetto alla prossima legge di bilancio, perché lei dice sempre: sarà tutto compatibile, l’attuazione del programma, con i vincoli di bilancio. Ma è un’operazione impossibile, perché il programma costa almeno 100 miliardi, i vincoli di bilancio prevedono (poi le farò la spunta) almeno 30 miliardi di risorse da rinvenire per stare dentro i limiti di bilancio. Come farà, signor Ministro? Siccome io la stimo moltissimo, lei lo sa benissimo. Io vorrei però una parola di verità, per consentire domani ai mercati di comprare, visto che parlo Tria, e non di vendere.

 

GIOVANNI TRIA, Ministro dell’Economia e delle finanze. Ringrazio della domanda, perché mi consente di rispondere nuovamente anche probabilmente alla precedente domanda per la quale sembra che la mia risposta non sia stata molto chiara. Se è vero quello che lei dice, evidentemente i broker capiscono quello che dico, e quindi credono a quello che dico; forse mi devo esprimere in modo diverso.

Io continuo a dire e a riaffermare, non posso non riaffermare, che il Governo ha avviato un dialogo con la Commissione europea con l’intento di rivedere l’obiettivo di deficit per il prossimo anno, così da non danneggiare la crescita e l’occupazione. Questa revisione è limitata, e quando io dico che questa revisione non può comportare una non diminuzione del rapporto debito-PIL e un peggioramento strutturale, è perché se fa i conti evidentemente io sto dicendo che non si supera il 3 per cento del PIL. E quindi mi pare che avevo risposto; ma devo rispondere a lei, onorevole.

Fermi quindi restando questi obiettivi di riduzione del debito, noi intendiamo trovare le risorse nell’ambito del bilancio, rimodulando la sua composizione e con gradualità: il che significa che implementeremo le riforme che sono previste non solo con gradualità, ma operando attraverso una rimodulazione delle entrate e delle uscite.

Voglio far notare, e lascio quello che ho scritto, che quando si fanno delle stime su quanto costa un certo provvedimento, evidentemente si immagina che quello sia un costo addizionale che si somma ad un bilancio invariato. È chiaro invece che per esempio dal punto di vista della protezione sociale vi sono molti istituti che andranno rivisti, e andrà rivisto a quali finalità rispondono questi istituti, e se a queste finalità può rispondere un nuovo istituto di protezione sociale che è previsto dal Governo; calcoleremo quindi il differenziale di costo e vedremo come disegnare gradualmente questo provvedimento, cercando all’interno del bilancio gli aggiustamenti.

Il punto principale è che noi puntiamo al rilancio degli investimenti pubblici. E voglio dire da questo punto di vista che è chiaro che la Commissione in questo momento non può formalmente accettare che la spesa per investimenti sia posta fuori dal calcolo del deficit, perché queste sono le regole attuali, ma certamente valuterà attentamente e in modo significativo se il prossimo bilancio vedrà riprendere la quota degli investimenti pubblici sul totale delle spese e non il contrario come è avvenuto prima, e questo sarà soprattutto considerato dei mercati finanziari.

 

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Ministro, le faccio due conti in tasca. Per quest’anno siamo fuori di circa 5 miliardi, tre decimali; non so se si farà la manovra correttiva ma comunque la dovremo fare per l’anno prossimo. Per l’anno prossimo, 2019, siamo fuori di circa 10-11 miliardi, 0,6 rispetto all’obiettivo dello 0,8, dell’obiettivo di deficit: quindi fa già 10 più 5, 15. Ci sono da neutralizzare le clausole di salvaguardia dell’IVA, altri 12-14 miliardi. Siamo, senza spese indifferibili, attorno a 30. Lei dovrà, signor Ministro, tirar fuori dalle tasche del Tesoro, e cioè degli italiani, almeno 30 miliardi per rispettare i vincoli di bilancio.

Mettiamo che l’Unione europea nella sua magnanimità ci dia un po’ di flessibilità, cioè un po’ di possibilità di fare deficit: 0,5? 0,6? Grasso che cola, sono 10 miliardi. Che se ne fa, signor Ministro, di 10 miliardi quando ne deve già tirar fuori 30? E soprattutto, che ne sarà del contratto di programma, che ne costa almeno 100? Per favore, signor Ministro, dica parole di verità: che quel programma non è realizzabile con questi chiari di luna, e che se lei vuole mantenere i vincoli di bilancio anche con la flessibilità non ci sono risorse. E una sola cosa: se le verrà data la flessibilità, la userà per neutralizzare le clausole di salvaguardia? Lei conosce bene il teorema dell’invarianza ricardiana: fare deficit per tagliare le tasse non ha mai funzionato bene, i contribuenti non sono stupidi e non si fidano, né ai tempi di Ricardo né ai tempi dell’ottimo Tria.