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R. BRUNETTA (Intervista a ‘la Repubblica’): “Questo governo amplia il rischio-Paese, il Tesoro terrà la barra dritta”

 

RB La repubblica

 

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Ci «libereremo della zavorra dei tecnici», dice Luigi Di Maio mentre il ministro tecnico Giovanni Tria promette fedeltà alla Costituzione: «Ho giurato nell’esclusivo interesse della nazione, non di altri». L`aria è tesa. Il Movimento 5 Stelle chiede di andare oltre il 2% nel rapporto deficit/Pil, la Lega prende tempo, il Tesoro mantiene il punto. Fino a quando? «Tria conosce bene i limiti degli spazi di bilancio in questo momento, terrà la barra dritta», dice Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia e amico di vecchia data del ministro, che è stato suo consigliere.

Fino a dove può spingersi il ministro dell’Economia? 

«Con i tassi di crescita del 2018, che saranno tra l’1 e l’1,1% e del 2019, molto probabilmente lo 0,9%, un deficit sopra l’1,6%, più che un raddoppio rispetto allo 0,8% previsto, comporta un aumento del
rapporto debito/Pil, che è quello a cui guardarlo i mercati, e mette a serio rischio l’Italia».

Con oltre 5 milioni di poveri non possiamo guardare ai decimali, è l’obiezione politica dei 5 Stelle. 

«L’unica risposta che si può dare al Paese per far fronte al problema della povertà, della disoccupazione, non è distribuire un reddito in deficit, un reddito che non si è prodotto, ma avere più crescita. Altrimenti non fai che generare ancora più poveri e disoccupati. Non conoscono i fondamentali dell’economia».

Tria li conosce bene. Accetterà la resa al 2% o oltre? 

«Non sono nella testa del ministro ma so che si comporterà con scienza e coscienza. Terrà la barra dritta e il Paese gliene sarà grato. Sopra l’1,6% il rapporto debito/Pil aumenta e aumenta lo spread, diminuisce la fiducia degli investitori, scappano i capitali, la Borsa si deprime, il valore dei titoli in pancia alle banche diminuisce e le banche limitano il credito: tutto questo non farà altro che allargare la crisi».

Quando ha accettato l’incarico Tria sapeva che il contratto di governo aveva costi molto alti. Senso di responsabilità o azzardo? 

«All’inizio di giugno, quando si è formato il governo, l’Italia non era in queste condizioni. Le aspettative sui tassi di crescita erano più alte, non erano fuggiti 120 miliardi di capitali, la Borsa non aveva perso in capitalizzazione quasi 100 miliardi e lo spread non era ancora salito di 150 punti. Tutti risultati prodotti dal governo dei cigni bianchi e dei cigni neri, delle autocancellazioni del debito, delle sparate quotidiane sul non rispetto dei vincoli europei. Il governo deve cercare in se stesso la causa del peggioramento della credibilità del Paese».