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GOVERNO: BRUNETTA A GIORGETTI, “BENE CRITICHE AL REDDITO CITTADINANZA, MA NON LO SAPEVA GIÀ DAI TEMPI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE?”

 

++ Giorgetti,sforare 3%? Anche sì per Paese in sicurezza ++

 

“Cerchiamo di analizzare con chiarezza la posizione di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, riguardo le sue affermazioni inerenti il reddito di cittadinanza. Siccome Giorgetti svolge un ruolo centrale nell’Esecutivo, vale a dire ha un ruolo di snodo e di sintesi nelle strategie dello stesso, ed è persona seria e competente, già presidente della Commissione Bilancio alla Camera ai tempi di Berlusconi e Monti, ne deriva la necessità di una valutazione attenta. Ha detto delle cose assolutamente condivisibili, ma delle cose anche assolutamente contraddittorie: non dice, ad esempio, che le elezioni del 4 marzo le ha vinte il centrodestra unito con oltre il 37% dei voti (sulla base del programma in 10 punti del centrodestra, nel quale non compariva il reddito di cittadinanza), e non l’attuale maggioranza Lega-M5s. Sa benissimo che così è, poiché è stato lo stesso Giorgetti ad elaborare l’attuale legge elettorale, proponendola per primo. È stato lui a proporre il superamento del modello tedesco con il modello attuale, che è per una parte maggioritario, per due parti proporzionale”.

Lo afferma Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia, in un’intervista a Radio Radicale.

“Devo ricordare al mio amico Giorgetti che tutta la campagna elettorale del centrodestra è stata fatta contro il reddito di cittadinanza. Quindi, quando Giorgetti esprime i suoi dubbi su tale provvedimento, e fa benissimo ovviamente, dovrebbe anche dire che il reddito di cittadinanza non è stato votato in maniera maggioritaria, ancorché relativa, dal popolo sovrano, ma è stato bocciato dagli italiani. Solo la mostruosità dell’alleanza Lega-M5s lo ha messo all’interno del contratto di Governo. Così come nello stesso contratto, sono state inserite tutte le derive giustizialiste, anti infrastrutture, contro una visione liberale della società e dell’economia, anch’esse bocciate alle urne il 4 marzo”.

 

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